#Smartphone, 28 milioni di #italiani #utilizzatori #compulsivi
Luciano Moia (Avvenire 26/9/18)
Nel 95% delle famiglie italiane c’è una presenza tanto minuscola quanto ingombrante. Non ne possiamo più fare a meno, ci costringe a dedicargli tempo, richiama continuamente la nostra attenzione. E se si risponde sempre meno, si clicca e si digita però sempre di più per interagire con messaggi di vario tipo e con i social. Per 11,8 milioni di italiani si tratta di una presenza inseparabile, uno strumento, come si dice, da ’fruizione permanente’. E addirittura sono 28 milioni coloro che ammettono candidamente, senza arrossire, di essere ’utilizzatori notturni’ permanenti, anche a letto quindi. Perché lo smartphone – si stiamo parlando di lui – permette di essere sempre connessi, di intervenire in tempo reale, di rimanere informati, di parlare, o meglio di scambiare messaggi, con decine e decine di persone contemporaneamente, di navigare, di conoscere, di divertirsi. Altro che relazioni familiari tradizionali. Quelle che si possono allacciare con lo smartphone, proprio per la loro molteplicità e varietà, sono molto più intriganti e coinvolgenti. Non si tratta di una nostra opinione – naturalmente – ma di quanto emerge dal Rapporto Auditel-Censis su ’Convivenze, relazioni e stili di vita delle famiglie italiane’.
L’aspetto più sorprendente e più problematico è proprio questa crescente e totalizzante subordinazione ai ritmi del cellulare collegato al web in ogni momento della vita familiare, diurno e notturno. La connessione permanente dello smarphone al web «non è un dato meramente tecnico – si legge nella ricerca – ma l’evoluzione di uno stile di vita che sta cambiando in modo epocale la società». E non solo, di fronte all’invadenza oggettiva di uno strumento che finisce per occupare tanto tempo e tante risorse psicologiche, siamo di fronte anche ad una ridefinizione delle relazioni familiari. Lo studio mette a confronto il potere aggregante della tv (presente nel 97% delle famiglie) con l’utilizzo in solitaria dello smartphone sul web (diffuso nel 95% delle case) per concludere che chi qualche anno fa parlava di consumo televisivo come minaccia alle dinamiche familiari, trascurava gli aspetti positivi derivanti da un fruizione collettiva che permette comunque alternanza di ascolto e di scambi di opinione. Una situazione quasi ideale se raffrontata oggi all’assoluta solitudine indotta dall’uso compulsivo e generalizzato dello smartphone. Che tipo di contraccolpi potranno subire i rapporti familiari sotto l’influsso negativo di questa frammentazione mediatica? Come si modificherà la nostra comunicazione familiare oggi sempre più parcellizzata dall’invadenza smarphone? Cosa succederà in un prossimo futuro? Resa totale al dominio tecnologico o soprassalto di umanità? La ricerca non lo dice, limitandosi ad offrirci elementi per riflettere. I più connessi sono i giovanissimi e i laureati. Il 98,9% dei millennials utilizza uno smarphone, il 95,6% ne possiede uno, il 3,3% almeno due. Percentuali quasi identiche per i 35-64enni (il 95,5% lo possiede). La percentuale scende solo tra i gli anziani (lo possiede il 721%). Altri dati se si esamina il rapporto smartphone-titolo di studio. Qui abbiamo il 97,2% dei laureati sempre connessi, poi si scende al 94,7% dei diplomati, all’85% tra coloro che hanno un diploma di scuola media inferiore e al 45,9% tra chi ha una licenza elementare.
Smartphone a parte, il rapporto Auditel- Censis offre tanti altri dati per misurare la nostra crescente dipendenza dalla tecnologia. Le case degli italiani sono sempre più zeppe di elettrodomestici di ultima generazione. Oltre alle tv, abbiamo 14 milioni di pc portatili(48,1%), 7,4 milioni di tablet (26,4%), 5,6 milioni di pc fissi (22,1%). I forni a microonde (53% delle abitazioni) sono più diffusi delle lavastoviglie (45%). Meno gettonati impianti di aria condizionata (29,7%) e sistema Hi-Fi (16,5%). E il vecchio telefono a linea fissa? Resiste nel 13,2% delle case ma è in netto regresso. «Il rapporto – ha osservato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita – ha messo sotto gli occhi di tutti la portata della sfida, visto anche l’inteso e precoce utilizzo di device digitali da parte di bambini e ragazzi». D’accordo il presidente di Auditel, Andrea Imperiali: «Si tratta di un racconto reale della società italiana». Realtà però che, sui punti più allarmanti, attende orainterpretazioni più specifiche.