Sarà un altro anno di #supplenti: 20 mila cattedre senza titolare
Ricorsi e graduatorie vuote, molte classi con i precari. Entro settembre bando per le maestre
di G. Fre. (Corriere 31/8/18)
L’allarme rosso viene dalla Lombardia: anche quest’anno come l’anno scorso sono finiti gli insegnanti nelle graduatorie. Non vuol dire che gli studenti lombardi siano rimasti senza insegnanti: sono arrivati migliaia di supplenti. Quattro cattedre su cinque non avevano trovato un titolare nel 2017. E quest’anno sarà lo stesso. Con buona pace delle promesse degli ultimi quattro anni che la riforma avrebbe guarito il sistema scolastico italiano dalla supplentite.
I precari non insegnano materie di contorno: le graduatorie vuote sono quelle di italiano, matematica e inglese. Tra mille ritardi si sta concludendo il concorso riservato ai cosiddetti «abilitati» — una prova leggera solo orale — la situazione non sarà molto diversa dal settembre scorso. La mega sanatoria, che comprende anche gli insegnanti che erano stati bocciati all’ultimo concorso, quello del 2016, arranca tra burocrazia, dimissioni dei commissari e ricorsi in diverse parti d’Italia. E rischia di non portare miglioramenti. In Campania due giorni fa sono già scesi in piazza gli insegnanti che hanno partecipato al concorso: se i risultati non saranno pubblicati entro oggi rischiano di perdere il posto fisso, almeno per quest’anno, forse anche per più tempo perché l’anno prossimo si riapre la possibilità di cambiare regione per chi è già in graduatoria e questo rimescolerà un’altra volta le carte. Le preziose tabelle dei promossi e dei bocciati mancano anche in Piemonte, ma non per tutte le materie, sono in ritardo Toscana e Lazio e Lombardia. Una situazione che secondo le stime della Cisl scuola potrebbe lasciare senza titolare quasi 20 mila delle 57 mila cattedre che attendono un insegnante di ruolo.
Se questo in classe sarà un anno da supplenti, negli uffici scolastici regionali sarà l’anno dei concorsi. Non ci sarà quello nuovo previsto dalla riforma Giannini-Renzi che avrebbe dovuto mandare in cattedra giovani laureati dopo tre anni di tirocinio formativo. Si continua con le prove più o meno facilitate per incasellare in graduatorie definitive le decine di migliaia di precari in cerca di cattedra. Al ministero sono al lavoro perché entro settembre si pubblichi il bando per le maestre senza laurea (che è obbligatoria ormai da più di quindici anni) e che secondo la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso dicembre devono sostenere un concorso per poter diventare di ruolo: 7400 avevano già avuto la cattedra con riserva, di queste due terzi potranno fare il concorso, anche questo rapido e leggero, e senza possibilità di essere bocciati.
Con loro ci saranno altre 30/40 mila colleghe che hanno insegnato almeno per due anni negli ultimi otto. In realtà questa rapidità del ministero non piace del tutto ai sindacati: molte maestre hanno insegnato nelle paritarie più che nelle scuole statali, per loro ritardare i termini alla fine di questo anno scolastico sarebbe vitale: potrebbero accumulare i mesi che mancano.
Per il concorso ordinario, cioè per i diplomati in Scienze della Formazione, dal Miur è già partita la richiesta di finanziamento al ministero dell’Economia, così come per il concorso per gli insegnanti di sostegno: entro l’anno, promette il ministro, si partirà. Infine Bussetti vuole indire anche il concorso per il personale amministrativo, le segreterie, e promette il bando entro l’inizio d’ottobre.
Se sotto il portone del ministero non ci sono più le maestre (diplomate) che manifestavano fischiando tutti i giorni, la scuola comincia comunque con uno sciopero: lo ha proclamato per l’11 settembre l’Anief per richiedere di non cancellare l’emendamento (firmato da Leu) al decreto Milleproroghe che riaprirebbe le graduatorie ad esaurimento ai docenti in possesso di abilitazione. Era stato approvato e dal Senato il 3 agosto: il sottosegratario Fugatti si era distratto e aveva dato parere favorevole. Toccherà ai deputati rimediare.