“Più di 40 anni fa trovai i primi ruderi ma non capimmo la loro importanza”

di S. G. (Repubblica 17/4/14)


«NEMMENO io che lì avevo scavato, aprendo alcune “finestre” sulle strutture nascoste, avevo immaginato che quella fosse l’altra metà della città, cinta probabilmente dalle stesse mura». L’archeologo Fausto Zevi nel 1968 aveva già scavato nella stessa area dell’Isola Sacra interessata dalla recente scoperta.

Ci racconta quella campagna?

«Per costruire una linea elettrica l’Enel aveva piantato quattro piloni, a 150 metri di distanza l’uno dall’altro, e ciascuno di essi era incappato in strutture antiche. Quindi cominciammo a scavare e portammo alla luce resti e reperti di strutture commerciali e grandi depositi, probabilmente proprio i magazzini di cui parliamo oggi. Chiamammo il quartiere la “Trastevere ostiense”, ma non immaginavamo certo che fosse parte integrante della città».

Come l’avevate interpretato?

«Pensavamo fosse il suburbio, al di fuori delle mura».

Cosa cambia, invece, ora?

«Cambia tutto, l’intera conoscenza della topografia e dello sviluppo urbanistico di Ostia Antica. È una scoperta davvero straordinaria ».

Come contestualizzerebbe la scoperta del nuovo quartiere?

«Il 58 a.C., anno in cui Clodio completò la costruzione delle mura di Ostia Antica, fu lo stesso anno in cui con una legge estese il privilegio dell’elargizione gratuita di grano alla plebe a 230 mila nuovi capi famiglia. Questi grandi magazzini, strutture così enormi e capienti, potrebbero indicare la funzione annonaria che il quartiere aveva. Non dico che le cose siano collegate, ma penso che, magari, Clodio nel promuovere la propria legge abbia tenuto conto della disponibilità di tali imponenti edifici per lo stoccaggio del grano».

 

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