L’anello di Gige
(sull’ingiustizia)
(sulle tracce del racconto di Platone nella Repubblica, L. II, 110d – 140)
Gige era un pastore al servizio del re di Lidia. Un giorno, mentre portava al pascolo il gregge, si verificò un caso molto strano: durante un temporale, un terremoto spaccò la terra aprendo un solco profondo.
Gige scese dentro la voragine formatasi e laggiù vide molte cose meravigliose, tra le quali un cavallo di bronzo cavo. All’interno c’era un uomo morto più grande del normale.
Gige notò che costui indossava un anello d’oro e, avendolo tirato via dal dito, lo indossò, portandoselo via.
Quando quella sera si trovò a convegno con gli altri pastori, si accorse che, rigirando il castone verso il palmo della mano, egli diventava invisibile ai compagni e, riportandolo di nuovo al suo posto, ritornava visibile.
Ed ecco che da questo momento iniziano le nefandezze di Gige…
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