La suggestione di #Amphipolis la terra dei sepolcri dei re

di Paolo Matthiae (Repubblica 16/10/14)

IL FASCINO avvincente della scoperta archeologica dipende dalla combinazione dell’attrazione derivante dalla concretezza materiale del ritrovamento e della suggestione imposta dal recupero della memoria del passato. Quel fascino è potenziato quando l’oggetto della scoperta è una tomba, è moltiplicato quando la tomba è di un personaggio regale, è al culmine se il titolare della tomba è un protagonista della storia. Di qualunque paese e di qualunque epoca.

La ricchezza, materiale o artistica, dei corredi e la grandiosità degli allestimenti funerari rendono queste scoperte leggendarie. La seconda metà del Novecento ha conosciuto almeno tre casi esemplari. Il rinvenimento, accidentale, in Cina nel 1974 di un settore della tomba di Qin Shi Huang, il primo imperatore della Cina, morto nel 210 a.C., presso Xi’an, con il suo spettacolare esercito di oltre 6.000 guerrieri di terracotta. La scoperta, tra il 1977 e il 1980, ad opera di Nicolis Andronicos, del grande tumulo di Vergina, non troppo lontano da Salonicco, dove si ritiene verosimile che sia stato sontuosamente sepolto Filippo II di Macedonia, il padre di Alessandro Magno, morto nel 336 a.C. Il ritrovamento in Perù nel 1987, da parte di Walter Alva della ricchissima tomba del cosiddetto Signore di Sipàn, un capo della cultura Moche, morto probabilmente nel III secolo d.C.

L’immaginario collettivo è stato sempre fortemente sollecitato, ieri come oggi, dalla speranza di trovare le tombe dei grandi uomini del passato. Nel Medioevo si sognava di trovare la tomba di Re Artù e nel 1191 i monaci di Glastonbury ritennero che la sepoltura di due personaggi di grande statura non poteva che essere quella del “famoso re Arturo, con Ginevra sua seconda moglie, nell’isola di Avalon”. Ancora oggi, le complesse ricerche archeologiche ad Alessandria non sono estranee all’idea di trovare tracce della celebre tomba del grande macedone, in cui fu sepolto dopo la traslazione del corpo da Babilonia dove finì i suoi giorni e il mistero della sepoltura di Gengis Khan, morto nel 1227, è una delle suggestioni che promuovono ricerche archeologiche in Mongolia.

Finora senza troppo scalpore malgrado diverse dichiarazioni ufficiali anche delle massime autorità della Grecia, l’antica colonia attica di Amphipolis in Macedonia è stata ripetutamente ricordata nelle cronache degli ultimi anni, da quando nel 2012 fu annunciato l’inizio degli scavi di un gigantesco tumulo funerario della fine del IV secolo a.C., lungo poco meno di 500 metri, circondato da un muro perimetrale alto ancora quasi 3 metri costruito in marmo di Thassos. La tomba di Amphipolis è il più monumentale sepolcro finora scoperto in Grecia ed è circa dieci volte più grande della tomba di Vergina attribuita a Filippo II.

Che la tomba di Amphipolis sia stata costruita per un personaggio regale è fuor di dubbio. Due sfingi alate oggi acefale vigilavano all’entrata. Una gigantesca statua leonina, oggi sistemata a qualche distanza dalla tomba, doveva essere, secondo Katerina Peristeri, responsabile dello scavo, il coronamento del monumento funerario. Uno splendido mosaico con la raffigurazione di Ermes che con il suo carro conduce nell’Ade il corpo dell’inumato, appena scoperto in uno dei primi vani della tomba ha un soggetto particolarmente appropriato: Ermes introduce nell’Oltretomba le anime dei defunti e sul celebre Cratere di Eufronio Ermes è rappresentato mentre assiste al trasporto del corpo di un eroe troiano nell’Aldilà.

La tomba fu certo saccheggiata in età romana e il mistero su chi vi fu sepolto o per chi fu costruita non è certo che sarà risolto alla fine della sua esplorazione. L’ipotesi più verosimile è che sia stata costruita, forse addirittura ad opera di Dinocrate un grande architetto amico di Alessandro, per uno dei diadochi o uno dei grandi generali del conquistatore macedone.

Ma come escludere che la spettacolare tomba non fosse proprio destinata ad Alessandro, dato che le fonti antiche ricordano che le spoglie del signore dell’Asia dovevano raggiungere la Macedonia per essere sepolte nella patria del gran re e che furono invece inopinatamente sottratte da inviati del fedelissimo Tolomeo per tumularle ad Alessandria? E, se questa ipotesi di eccezionale suggestione fosse fondata, chi mai avrà osato disporre di essere sepolto nel monumento funerario destinato al divino Alessandro? ( l’autore è archeologo, scrittore e orientalista, ed è stato direttore della spedizione italiana ad Ebla. Il suo ultimo libro è La città del Trono , Einaudi)

Lascia un commento