La scoperta di quei nuovi versi di Saffo su papiri (forse) di contrabbando
di Lorenzo Cremonesi ( Da “Corriere della Sera” 4/3/14)
«Che cosa c’è in fondo ai tuoi occhi, dietro il cristallino, oltre l’apparenza?». Citi Saffo e leggi capostipite della poesia d’amore universale. Di lei, la «decima musa», come la chiamava Platone, si sa poco. Se non che fosse nata a Mitilene, nell’isola greca di Lesbo, durante il sesto secolo avanti Cristo. Parte della sua fama è dovuta al fatto che le poesie erano intese come odi da cantare, non da codificare nella scrittura. Solo una è giunta direttamente ai nostri giorni. Si capisce dunque l’importanza della scoperta l’anno scorso di versi appartenuti a due poemi sconosciuti.
Ma il valore della scoperta è direttamente proporzionale all’inquietudine per l’origine sospetta di un numero enorme di reperti antichi provenienti delle caotiche regioni delle primavere arabe o coinvolte nelle guerre che hanno sconvolto il Medio Oriente negli ultimi decenni. Dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alle colline insanguinate della Siria, sino all’Egitto. Qui è sufficiente un piccolo tour nella piana desertica attorno alle Piramidi per scoprire gli scavi a cielo aperto dei tombaroli sotto il naso della polizia, che non muove un dito.
Il caso egiziano riguarda direttamente le poesie di Saffo. È stato infatti Dirk Obbink, papirologo all’università di Oxford, a segnalare con stupore che i versi riportati su di un papiro ritrovato su di una mummia egiziana erano della poetessa di Lesbo. La notizia è stata ripresa con clamore a gennaio dal quotidiano britannico The Guardian . Ma proprio tanta pubblicità ha spinto gli studiosi a lanciare il grido di allarme sull’origine del reperto. Sembra infatti provenga da un collezionista privato, che garantisce sulla legalità delle transazioni effettuate, ma rifiuta di rivelare le proprie generalità e chiede il diritto di privacy sull’iter dell’oggetto. Non è dunque strano che oggi siano in tanti a chiedere trasparenza. Come nota tra i tanti il New York Times , anche se il papiro di Saffo avesse una vicenda perfettamente legale, l’indifferenza sulla sua provenienza e qualsiasi distrazione sul mercato clandestino non possono altro che incoraggiare i trafficanti di opere rubate.