La cacciatrice di draghi che costruisce « #storie #variabili »

(La Stampa, l2/1/17)

Ordinare un racconto in base ai propri gusti, come si fa in pizzeria. Si chiamano storie variabili: è l’ultimo esperimento letterario di Francesca Romana D’Amato. L’autrice ed editor aronese, «cacciatrice» di leggende e esperta di draghi, ha messo a punto un meccanismo che consente di rendere flessibili i testi per assecondare i gusti del lettore. D’Amato: «Siamo abituati a chiedere modifiche a una pizza “con doppia mozzarella, senza capperi”. Perché non farlo anche per un testo “con tante botte, senza turpiloquio”? Se scegliamo di andare in pizzeria, invece di scongelare una pizza e metterla nel microonde, è anche per poter correggere un prodotto in base ai nostri gusti. Possiamo fare lo stesso con un testo».

Lo steampunk

La soluzione tecnica è tutto sommato semplice, più difficile è stato trovare autori abbastanza flessibili da provare un nuovo modo di pensare la narrativa. «Li abbiamo trovati grazie a “Minuti Contati” il contest letterario più veloce del web – spiega D’Amato -. In tredici, me compresa, hanno accettato e i loro racconti sono già disponibili sul web ed è fresca di stampa la versione cartacea dell’antologia Penny Steampunk II, a cura di Roberto Cera». Ad accomunare le storie è la passione per il mondo steampunk, il settore della fantascienza che poggia sull’idea che nell’800 la tecnologia del vapore ha permesso di ottenere le stesse macchine che oggi vanno a benzina o elettricità. Quella che porta la firma di Francesca D’Amato, ad esempio, si intitola «La macchina da scrivere» e parla della lotta legale per i diritti sulle opere della scimmia che si fa i selfie e dei robot che partecipano ai concorsi letterari.

Anche in questo caso il lettore potrà ridurre il racconto alle sole battute di dialogo, aggiungere le descrizioni dei gesti e dei personaggi e infine dare un tocco steampunk alla storia. Per chi vuole provare: www.gnomi.org). La lettura diventa interattiva ma dietro quello che può sembrare un gioco c’è un grande lavoro di scrittura. «Ogni brano va marcato a seconda della sua funzione – chiarisce D’Amato -. L’autore potrebbe iniziare scrivendo l’ossatura della sua storia e aggiungere poi i pezzi etichettandoli in base alle categorie che ritiene utili ma non indispensabili, per esempio: “scene romantiche”, “descrizioni paesaggistiche”, “insulti gratuiti”, “schizzi di sangue”. Questi pezzi devono poter essere messi e tolti a discrezione del lettore e possono anche essere alternativi. Ad esempio si potrà scegliere tra un “finale felice” e un “finale tragico”».

Vestito e accessori

L’idea è nuova ma antica al tempo stesso, come spiega l’autrice che ha al suo attivo successi editoriali come I draghi dei Visconti: «I vincoli del sistema produttivo industriale hanno reso impossibile quello che si faceva normalmente con i codici miniati. Si andava dal copista e si chiedeva “Me lo faccia con questi salmi, grande così, decorato alla francese e borchiato in oro”. I nostri libri, oggi, sono tutti uguali perché sono prodotti in serie, non fatti uno a uno su misura. Il digitale ci permette di recuperare flessibilità e di regalare al lettore storie tagliate su misura».

Ci sono anche altri vantaggi: «Se dopodomani chi acquista un racconto ha voglia di una versione più strappalacrime, può averla – conclude D’Amato -. Perché con le storie variabili è come acquistare un vestito con diversi accessori: cintura, cappello, scarpe. Si può decidere di indossarli tutti, o solo alcuni, a seconda dell’occasione. Per di più, se una volta letto il racconto non dovesse piacere, il lettore ha una possibilità di miglioramento che una storia fissa non ti offre».

Chiara Fabrizi

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