La BUR Rizzoli ha pubblicato a gennaio il nono volume della Storia romana di Cassio Dione contenente gli ultimi otto libri. Dopo quasi una trentina di anni abbiamo un’edizione italiana di una delle più importanti opere storiche in lingua greca dell’Alto Impero.
Cassio Dione non fu l’autore di questa monumentale storia e di altre andate perdute come un trattato sull’interpretazione dei sogni e dei prodigi che annunciarono a Settimio Severo il suo futuro da imperatore; ma fu anche un senatore, il governatore della Pannonia e il proconsole della provincia d’Africa. Dione fu un uomo immerso nella vita politica del suo tempo (e forse pronipote di quel Dione Crisostomo, il sofista di cui ci sono rimaste numerose orazioni)
L’ottantesimo libro della Storia Romana si conclude con questi due versi dell’Iliade
«Ἕκτορα δ᾽ ἐκ βελέων ὕπαγε Ζεὺς ἔκ τε κονίης
ἔκ τ᾽ ἀνδροκτασίης ἔκ θ᾽ αἵματος ἔκ τε κυδοιμοῦ»
«Ettore, Giove lo trasse in salvo dai dardi e dalla polvere,
dalla strage, dal sangue e dal tumulto.»
(Iliade, XI, 163–164)
C’è un motivo ben preciso per cui sono citati questi versi
I protagonisti sono un imperatore romano, dei soldati avidi e corrotti, dei pretoriani pronti a richiedere la testa di un senatore e il nostro senatore, ovvero Cassio Dione.
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