L’ #Invalsi debutta in #quinta superiore
Claudio Tucci (Sole 24 Ore, 3/ 2/17)
Ci sono voluti più di due anni di sperimentazione nelle scuole, un complesso lavorio “a latere”, dentro e fuori le classi, per “convincere” decisori politici e stakeholder istituzionali e non, ma il prossimo anno potrebbe essere la volta buona: le prove Invalsi sono pronte a sbarcare in quinta superiore, e completare così il più generale processo di valutazione degli apprendimenti degli studenti italiani, che inizia in seconda primaria (e oggi si ferma in seconda superiore).
Certo, il condizionale è ancora d’obbligo visto che il decreto legislativo che riordina gli esami di Stato, licenziato a metà gennaio dal Governo, è attualmente all’esame del Parlamento, tuttavia la rotta è già tracciata: «Le prove in quinta superiore testeranno le capacità dei ragazzi in tre competenze fondamentali italiano, matematica e inglese – spiega la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, affiancata dal dg Paolo Mazzoli e dal responsabile prove, Roberto Ricci -. Con le nuove regole la partecipazione a questi test è obbligatoria, in quanto diventa un vero e proprio requisito di ammissione alla maturità».
Le prove saranno somministrate tramite computer (sfruttando le dotazioni presenti in ciascun istituto), restano censuarie (coinvolgeranno, cioè, tutti i circa 500mila maturandi l’anno) e i singoli esiti verranno attestati (si stanno ancora discutendo le modalità più opportune). Ma l’obiettivo è chiaro: fornire a famiglie e studenti, a partire dai nuclei meno abbienti, informazioni oggettive dei livelli raggiunti, utili per il successivo studio universitario o per l’eventuale ingresso nel mondo del lavoro, sia in Italia che all’estero. «In questo il nostro Paese si sta adeguando, un po’ in ritardo, alle migliori esperienze internazionali, penso soprattutto a Francia, Germania e Paesi del Nord Europa – ha aggiunto Ajello -. E anche alcuni atenei si sono mostrati interessati potendo disporre di maggiori informazioni attendibili sulle neomatricole» (ciò, in prospettiva, potrebbe portare – ma anche qui il condizionale è d’obbligo – a una rivisitazione dei vari test d’ingresso).
Per italiano e matematica, le due materie “classiche” testate dall’Invalsi, non ci saranno particolari modifiche alla struttura delle prove. La novità principale, venendo somministrate computer based e in un arco temporale di un paio di settimane, è che saranno test “equivalenti”, vale a dire composti, di volta in volta, da blocchi di domande di identica difficoltà, “componibili” poi al momento della consegna ai ragazzi. «Abbiamo fatto una sperimentazione approfondita – sottolineano i vertici dell’Invalsi – per individuare pacchetti di domande dello stesso grado di difficoltà, in modo tale da non alterare i risultati finali».
La vera novità è rappresentata dalla prova d’inglese, che farà il suo esordio assoluto: si partirà con 30-40 domande per verificare le competenze ricettive (ascolto, comprensione e lettura di un testo, grammatica-uso della lingua). In futuro, e con un approccio graduale, si pensa già di poter testare pure le competenze produttive (scrittura e parlato – e qui si potrebbe lasciare spazio ai docenti per “personalizzare” in parte la prova).
In quinta superiore bisognerà che i ragazzi raggiungano un livello di conoscenza della lingua straniera pari a B2, in terza media sarà sufficiente il livello A2, e in quinta primaria ci si accontenterà di A1. Analogamente agli studenti, si ipotizza di far partire corsi di formazione ad hoc (probabilmente con cadenza annuale) per gli insegnanti. Nell’ultima classe della scuola secondaria tutte e tre le prove, italiano, matematica e inglese, si dovrebbero svolgere durante l’anno (si ragiona, per l’esordio, in un periodo compreso tra novembre 2018 e gennaio 2019 per non “caricare” troppo gli studenti impegnati nella preparazione dell’esame di Stato). In terza media, la prova Invalsi non farà più parte, come accade adesso, dell’esame di licenza, ma si svolgerà ad aprile (così indica il Dlgs all’esame del Parlamento).
«Come tutte le prime volte ci aspettiamo un processo di implementazione e miglioramento – evidenzia Ajello -. Ma anche risparmi per l’Erario. Il prossimo traguardo potrebbe essere l’inserimento nelle prove di quesiti di educazione finanziaria: qui siamo ancora alla fase di studio preliminare, assieme a Miur e Bankitalia».
Del resto, i boicottaggi del passato da parte del mondo della scuola (più sindacalizzato) si sono andati nel tempo a smorzare: lo scorso anno in seconda superiore la regolarità dei test ha superato il 90%. Nel primo ciclo già da diverso tempo la percentuale sfiora il 100%. E quest’anno, a gennaio, c’è stato l’esordio del questionario studenti online: «Ebbene siamo rimasti piacevolmente sorpresi nei risultati finali – ha detto Roberto Ricci -. Abbiamo raccolto oltre 100mila questionari in più, con un tasso di copertura superiore all’85% delle scuole. E mancano all’appello ancora i ragazzi nelle aree colpite dal sisma, a cui saranno dati tempi supplementari. Gli scorsi anni il tasso di copertura si fermava al 70%. Questo significa che valorizzare l’autonomia degli istituti, con calendari adattabili, e semplificare le prove, grazie alla tecnologia, si è rilevata una scelta apprezzata dagli insegnanti».
Claudio TucciInvalsi debutta in quinta superiore
Il Sole 24 Ore, venerdì 3 febbraio 2017
Ci sono voluti più di due anni di sperimentazione nelle scuole, un complesso lavorio “a latere”, dentro e fuori le classi, per “convincere” decisori politici e stakeholder istituzionali e non, ma il prossimo anno potrebbe essere la volta buona: le prove Invalsi sono pronte a sbarcare in quinta superiore, e completare così il più generale processo di valutazione degli apprendimenti degli studenti italiani, che inizia in seconda primaria (e oggi si ferma in seconda superiore).
Certo, il condizionale è ancora d’obbligo visto che il decreto legislativo che riordina gli esami di Stato, licenziato a metà gennaio dal Governo, è attualmente all’esame del Parlamento, tuttavia la rotta è già tracciata: «Le prove in quinta superiore testeranno le capacità dei ragazzi in tre competenze fondamentali italiano, matematica e inglese – spiega la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, affiancata dal dg Paolo Mazzoli e dal responsabile prove, Roberto Ricci -. Con le nuove regole la partecipazione a questi test è obbligatoria, in quanto diventa un vero e proprio requisito di ammissione alla maturità».
Le prove saranno somministrate tramite computer (sfruttando le dotazioni presenti in ciascun istituto), restano censuarie (coinvolgeranno, cioè, tutti i circa 500mila maturandi l’anno) e i singoli esiti verranno attestati (si stanno ancora discutendo le modalità più opportune). Ma l’obiettivo è chiaro: fornire a famiglie e studenti, a partire dai nuclei meno abbienti, informazioni oggettive dei livelli raggiunti, utili per il successivo studio universitario o per l’eventuale ingresso nel mondo del lavoro, sia in Italia che all’estero. «In questo il nostro Paese si sta adeguando, un po’ in ritardo, alle migliori esperienze internazionali, penso soprattutto a Francia, Germania e Paesi del Nord Europa – ha aggiunto Ajello -. E anche alcuni atenei si sono mostrati interessati potendo disporre di maggiori informazioni attendibili sulle neomatricole» (ciò, in prospettiva, potrebbe portare – ma anche qui il condizionale è d’obbligo – a una rivisitazione dei vari test d’ingresso).
Per italiano e matematica, le due materie “classiche” testate dall’Invalsi, non ci saranno particolari modifiche alla struttura delle prove. La novità principale, venendo somministrate computer based e in un arco temporale di un paio di settimane, è che saranno test “equivalenti”, vale a dire composti, di volta in volta, da blocchi di domande di identica difficoltà, “componibili” poi al momento della consegna ai ragazzi. «Abbiamo fatto una sperimentazione approfondita – sottolineano i vertici dell’Invalsi – per individuare pacchetti di domande dello stesso grado di difficoltà, in modo tale da non alterare i risultati finali».
La vera novità è rappresentata dalla prova d’inglese, che farà il suo esordio assoluto: si partirà con 30-40 domande per verificare le competenze ricettive (ascolto, comprensione e lettura di un testo, grammatica-uso della lingua). In futuro, e con un approccio graduale, si pensa già di poter testare pure le competenze produttive (scrittura e parlato – e qui si potrebbe lasciare spazio ai docenti per “personalizzare” in parte la prova).
In quinta superiore bisognerà che i ragazzi raggiungano un livello di conoscenza della lingua straniera pari a B2, in terza media sarà sufficiente il livello A2, e in quinta primaria ci si accontenterà di A1. Analogamente agli studenti, si ipotizza di far partire corsi di formazione ad hoc (probabilmente con cadenza annuale) per gli insegnanti. Nell’ultima classe della scuola secondaria tutte e tre le prove, italiano, matematica e inglese, si dovrebbero svolgere durante l’anno (si ragiona, per l’esordio, in un periodo compreso tra novembre 2018 e gennaio 2019 per non “caricare” troppo gli studenti impegnati nella preparazione dell’esame di Stato). In terza media, la prova Invalsi non farà più parte, come accade adesso, dell’esame di licenza, ma si svolgerà ad aprile (così indica il Dlgs all’esame del Parlamento).
«Come tutte le prime volte ci aspettiamo un processo di implementazione e miglioramento – evidenzia Ajello -. Ma anche risparmi per l’Erario. Il prossimo traguardo potrebbe essere l’inserimento nelle prove di quesiti di educazione finanziaria: qui siamo ancora alla fase di studio preliminare, assieme a Miur e Bankitalia».
Del resto, i boicottaggi del passato da parte del mondo della scuola (più sindacalizzato) si sono andati nel tempo a smorzare: lo scorso anno in seconda superiore la regolarità dei test ha superato il 90%. Nel primo ciclo già da diverso tempo la percentuale sfiora il 100%. E quest’anno, a gennaio, c’è stato l’esordio del questionario studenti online: «Ebbene siamo rimasti piacevolmente sorpresi nei risultati finali – ha detto Roberto Ricci -. Abbiamo raccolto oltre 100mila questionari in più, con un tasso di copertura superiore all’85% delle scuole. E mancano all’appello ancora i ragazzi nelle aree colpite dal sisma, a cui saranno dati tempi supplementari. Gli scorsi anni il tasso di copertura si fermava al 70%. Questo significa che valorizzare l’autonomia degli istituti, con calendari adattabili, e semplificare le prove, grazie alla tecnologia, si è rilevata una scelta apprezzata dagli insegnanti».