L’ #innovazione parte dalla #formazione
Sole 24 ore nova
L’offerta formativa migliora ridando motivazione e progettualità adeguata
di Paolo Ferri
a Secondo i dati dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid, 2017) è chiaro come il no- stro sia un paese «arretrato» rispetto al resto d’Europa quanto a utilizzo di inter- net. Solo il 63,2% della popolazione si è connesso alla Rete nel corso dell’anno contro il 76% della media europea. Se guardiamo al panorama della scuola e degli insegnanti la situazione sembra es- sere migliore. Secondo i dati Audiweb (2017), infatti, il 99% dei docenti italiani è “connesso”, almeno a internet, e lo sono anche il 96% delle scuole (Anp, Osserva- torio, Egoverment Politecnco Milano).
E forse proprio dalla scuola è necessa- rio ripartire. Sono in corso una serie di azioni per colmare il gap digitale del si- stema della formazione italiana, in parti- colare il Piano Nazionale Scuola Digitale (2015) e il Piano di formazione docenti 2016 – 2019. Il primo ha riavviato dopo
vent’anni di “colpevole” stasi il processo di infrastrutturazione digitale della scuola; il secondo vuole renderla efficace per l’apprendimento degli studenti at- traverso la formazione metodologica continua e obbligatoria dei docenti. In questa direzione si muove anche il mini- stro dell’Istruzione Valeria Fedeli che ha presentato a Roma gli sviluppi per il 2017 di questi interventi, ponendo fortemente l’accento sul ruolo strategico sia della formazione in ingresso, sia di quella con- tinua degli insegnanti come leva fonda- mentale del cambiamento e dell’innova- zione nella scuola. Tutto questo si tradu- ce in pratica con lo stanziamento di 325 milioni di euro in tre anni (contro i 18,5 del triennio precedente), cui vanno ag- giunti 1,1 miliardi della Carta del docente, 500 euro l’anno a docente, per finanziare la formazione personale e l’acquisto di device digitali.
L’idea che ispira questo intervento, co- erente con l’azione riformatrice della legge della “Buona Scuola”, è che non possa esistere una scuola di qualità sen- za che ciascun docente possa e debba usufruire un percorso life-long di aggior- namento professionale che ne aumenti la motivazione, la qualificazione e lo sta- tus. Come emerge dai dati del rapporto Education at Glance dell’Ocse, la prepa-
razione e l’aggiornamento degli inse- gnanti sono la variabile decisiva per il successo formativo degli alunni. I dati dell’Ocse lo dimostrano, ponendo in strettissima correlazione l’aggiorna- mento professionale, lo status sociale degli insegnati e i risultati nell’apprendi- mento degli studenti.
Lo dimostra anche, in negativo, per ora, il fatto che l’Italia (che è un paese del G7), è ampiamente al di sotto della media Ocse – 3,7% contro il 4,8% del Pil – quanto a investimenti in infrastrutture, forma- zione e remunerazione dei suoi inse- gnanti, e al 28° quanto a percezione so- ciale dello status degli insegnanti. Con- seguentemente si ritrova anche al di sot- to della media europea nel test Pisa che indaga e rileva gli apprendimenti degli studenti di 15 anni. In particolare nelle scienze in Europa facciamo meglio solo di Federazione Russa, Ungheria, Litua- nia e Croazia; nella lettura solo di Bulga- ria, Romania, Slovacchia, Grecia e Litua- nia. Mentre in matematica i nostri stu- denti sono nella media, insieme a Svezia, Repubblica Ceca, Spagna e Francia ma lontani dai best performer (Germania, Finlandia, Danimarca).
Da questo punto di vista, la riqualifi- cazione professionale degli insegnanti è davvero la leva principale, sia per mi-
gliorare l’offerta formativa della scuola sia per ridare motivazione e progettua- lità a un corpo docente a volte frustrato dall’impoverirsi del suo status profes- sionale. Ora si tratta, quindi, di passare dalle parole ai fatti e procedere con de- cisione all’attuazione di interventi for- mativi incisivi, di elevata qualità, e che prevedano sempre un severo monito- raggio dei risultati.
È questo il punto dolente delle azioni dei due anni passati con una formazione erogata troppo spesso “a pioggia”, senza sufficiente programmazione, di livello qualitativo disomogeneo e soprattutto senza un efficace coordinamento e mo- nitoraggio dei risultati, sia a livello terri- toriale sia nazionale. Per questo, ci per- mettiamo di suggerire al ministro Fedeli, cui va il merito di aver proseguito l’azione riformatrice indicata dalla legge della “Buona scuola”, di accompagnare i piani di formazione con un forte intervento di monitoraggio e valutazione dei risultati e delle ricadute sugli apprendimenti degli studenti, del resto previsto nel Piano Na- zionale Scuola Digitale, e mai attuato.
Ci permettiamo anche un ultimo sug- gerimento, molto difficile da attuare in Italia, e cioè quello di prevedere anche un piano di incentivi premianti per gli inse- gnanti che si dedicheranno a percorsi
roma Gli animatori digitali sul territorio sono l’anima della strategia per l’innovazione della didattica in chiave digitale. A settembre parte la nuova fase con l’avvio promesso della piattaforma di condivisione social a livello nazionale: un salto di qualità “made in Italy”
formativi qualificati e di adottare con op- portuni “disincentivi” rispetto ai com- portamenti dei meno virtuosi. Se i dati Ocse, infatti, non sono errati questo com- porterà anche risultati migliori negli ap- prendimenti degli studenti e una genera- le ripresa di protagonismo sociale e cul- turale della nostra scuola. Riteniamo, in- fatti, che sia giunto il momento di pensare a politiche di premi e disincenti-
vi, come del resto è già avvenuto nell’Uni- versità, soprattutto rispetto a un settore come quello della scuola così decisivo per lo sviluppo della società e dell’economia di un paese “avanzato”. Dopo anni di “vo- lontariato didattico e formativo” gli inse- gnanti e dirigenti “innovatori” e le loro scuole hanno il diritto di vedere ricono- sciuti i loro sforzi e lo loro buone pratiche.