L’ #epos
Da #mostri a #seduttrici per merito di #Omero
di Eva Cantarella
Per noi le #sirene sono donne bellissime, con la parte inferiore del corpo in forma di pesce. Ma la tradizione che dà loro questa forma non è greca, nasce solo nel Medioevo: per i Greci le sirene avevano testa di donna e corpo di uccello, come ce le mostra tra l’altro un celebre vaso, sul quale svolazzano sopra la barca di Ulisse, che si è fatto legare all’albero dai compagni per ascoltare il loro canto senza fare la terribile fine che aspetta chiunque lo ascolti. Come scrive Omero, chi sente la loro voce «mai più la sposa e i piccoli figli,/ tornato a casa, festosi lo attorniano,/ ma le sirene dal canto armonioso stregano/ sedute sul prato: pullula in giro la riva di scheletri/ umani marcenti; sull’ossa le carni si disfano». Lungi dall’essere affascinanti, le sirene greche erano simili alle Arpie, anch’esse metà donna e metà uccello, temute perché, oltre all’abitudine di rapire i bambini, avevano il compito di accompagnare le anime nell’aldilà. E lì giunte cedevano il passo alle sirene, che con voce sgradevolissima, gracchiando, le conducevano da Ade e Proserpina, i sovrani di quel terribile mondo. Per i Greci, insomma, le sirene erano demoni dell’oltretomba. Ma come, perché accadde che in Omero perdessero l’inquietante somiglianza con le Arpie e acquistassero una voce melodiosa, cui nessuno poteva resistere? Tra le ipotesi, quella che Omero, che a volte attingeva ai racconti popolari (come prova il personaggio di Circe, la maga con la bacchetta), si sia ispirato a un uccellino dalla voce melodiosa e incantatrice, famoso nel folklore orientale. Ma ammesso che questa sia la spiegazione, un mistero resta: cosa cantavano le sirene? Svetonio racconta che l’imperatore Tiberio perseguitava i grammatici con questo interrogativo, al quale nessuno sapeva rispondere. Meglio così: il segreto della seduzione ingannevole rimane e ciascuno di noi può continuare a cercare e trovare la sua risposta.