Il viaggio dell’eroe per riconoscersi
Dall’Elena di Euripide al pirandelliano Mattia Pascal una guida ai grandi passaggi “dall’ignoranza allo svelamento”
di Nadia Fusini (Repubblica, 28/09/14)
UN LIBRO a lungo covato dal suo autore viene al mondo in una collana Einaudi che del made in Italy andrà citata a vanto: Riconoscere è un dio, di Piero Boitani. Sulla copertina Giuseppe riabbraccia il vecchio padre Giacobbe, così come compare nella formella del fianco destro della cattedra d’avorio nell’Arcivescovato di Ravenna: un documento di importanza e commozione straordinarie. Se nel fianco sinistro Giacobbe si strappava le vesti alla notizia della morte del figlio, qui l’abbraccio delle due figure celebra la buona novella appunto della riunione tra chi si pensava diviso per sempre dal più potente agente di separazione, la morte. Già in copertina dunque compare la prima delle molte scene di riconoscimento che incontriamo nel ricco, ricchissimo repertorio che Piero Boitani compila con straordinaria dovizia e perizia. È un libro, questo, nutrito di flemma metodica e di passione dinamica, fiammeggiante. “Repertorio”, “elenco” sono parole che vengono alla mente per descrivere l’impresa, che senz’altro ha l’aspirazione al catalogo, ma non bastano, perché oltre l’appassionata ricerca, qui conta e incanta la singola interpretazione dei testi. I testi sono quelli fondamentali nella letteratura d’occidente, Le Coefore di Eschilo, l ’ Elettra di Sofocle e Euripide, Re Lear, Amleto, la Genesi, Il Paradiso perduto, Giuseppe e i suoi fratelli, Elena di Euripide, I Vangeli, Il racconto d’inverno, I racconti di Canterbury, la Commedia, La terra desolata, Il conte di Montecristo, Il fu Mattia Pascal, Giobbe di Joseph Roth. È complesso e affascinante il cammino, e ci porta a tornare sui testi centrali del canone educativo di un mondo che fu, e non si vorrebbe lasciar cadere nell’oblio. Pene- lope che riconosce Odisseo è senz’altro la più bella scena d’amore coniugale, basta leggere e vengono le lacrime agli occhi non solo a Odisseo… Il percorso attraverso cui il critico istruisce il suo caso, teso a dimostrare l’assoluta centralità del tema che ha scelto, prende avvio da un’indicazione di Aristotele, il quale nella sua Poetica rileva come l’ anagnorisis e cioè il riconoscimento, che i latini chiameranno agnitio, e cioè agnizione, sia centrale. È un dato di fatto, Aristotele osserva: nella commedia come nella tragedia accade un mutamento per cui il personaggio passa dall’ignoranza alla conoscenza; e questo passaggio conduce ad amicizia, oppure all’ostilità. Da qui discende il moto stesso del racconto.
È dallo scambio di battute tra Elena e Menelao che Boitani riprende il bel titolo, Riconoscere è un dio, osservando che Elena ha proprio ragione, quando nel dramma euripideo afferma che l’atto del riconoscere ha «un che di divino». E il divino è dovunque, perché dappertutto non ci sono che riconoscimenti, secondo il nostro ricercatore appassionato. E dovunque, in potenza, la gioia. Perché il riconoscimento dà gioia.