Il principe dei #filologi si fa divulgatore dei #Greci
Letterature classiche. La #letteratura greca dell’antichità di Ulrich von #Wilamowitz-Moellendorf vide la luce in Germania nel 1906, ed ebbe lunga fortuna. Ora esce in italiano, per La scuola di Pitagora
di Daniele Ventre (ll manifesto 9.9.18)
Nel 1905 l’editore tedesco Teubner affidò allo storico Paul Hinneberg la direzione di una prestigiosa collana divulgativa, «Die Kultur der Gegenwart. Ihre Entwicklung und ihre Ziele» («La cultura del presente. La sua evoluzione e i suoi obbiettivi»). È in quel primo anno di attività della collana, destinata a durare fino al 1926, che vede la luce la Letteratura greca dell’antichità (Die griechische Literatur des Altertums) di Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf, inaugurando così una sezione in cui avrebbero figurato esponenti fondamentali della filologia classica tedesca fra Otto- e Novecento, come Karl Krumbacher (La letteratura greca nel medioevo), Jacob Wackernagel (La lingua greca), Friedrich Leo (La letteratura latina nell’antichità), Eduard Norden (La letteratura latina nel passaggio dall’antichità al medioevo), Franz Skutsch (La lingua latina).
Ora il primo volume della Griechische Literatur del Wilamowitz compare per la prima volta in lingua italiana, per i tipi della casa editrice La scuola di Pitagora, nella traduzione di Eduardo Simeone: La Letteratura greca dell’antichità Il periodo Ellenico 700-480 a.C. (a cura di Gherardo Ugolini, pp. 140, euro 12,00). Si tratta di un’opera estremamente peculiare, sia per l’eccezionalità dell’autore, sia per l’ampiezza del suo target e dei suoi obbiettivi originari. Nei Paesi di lingua e cultura tedesca, la Letteratura del Wilamowitz ha per lungo tempo ricoperto il ruolo di testo capitale nell’ambito della divulgazione e della didattica dell’antichistica. Tre nuove edizioni progressivamente rivedute e ampliate si ebbero dal 1907 al 1924, e risale al 1995 la ristampa, sempre per la Teubner, introdotta da E. R. Schwinge.
Per quella che era la sua finalità di partenza, il compendio che il Wilamowitz mise insieme si rivolgeva a un lettore non specialista, che volesse accostarsi al mondo antico per spontaneo interesse culturale. Ne derivò uno stile personalissimo, sia nel presentare la materia, al di fuori dei ranghi del gergo tecnico di quella filologia classica, di quella Altertumswissenschaft, di cui pure l’autore fu maestro insuperato, sia nell’organizzazione dei contenuti. Quanto alla struttura dell’opera infatti, il Wilamowitz accordò alla cosiddetta età ellenistico-romana, o meglio, alla grecità di età imperiale, e alla tarda antichità, uno spazio paragonabile, se non addirittura superiore, a quello dedicato all’età arcaica (che lui definisce «periodo ellenico») e all’età attica ed ellenistica, il che mostra un deciso superamento di ogni residuale pregiudizio classicistico. Quanto allo stile della trattazione, basterà ricordare il modo in cui il filologo si pone nell’instaurare un confronto fra il preziosismo leggero dell’ode anacreontica e la pregnanza di Anacreonte stesso: «…colui al quale non risulta insopportabile questa gassosa insapore [l’anacreontica, appunto], non deve prenderla dopo il vino ellenico».
Un’opera così singolare, pur nella sua limpidezza e chiarezza didascalica, ha richiesto un impegno non facile da parte del traduttore. La versione, che Eduardo Simeone ha condotto a termine con acribia, palesa la competenza derivante da un’attività filologica di lungo corso, dedicata alla riscoperta dei punti nodali della storia degli studi classici fra gli inizi e la metà del secolo passato. I risultati di questa attività, segnata da una costante collaborazione con l’editore La scuola di Pitagora, prima di approdare a quest’ultima prova, si sono condensati anzitutto nel saggio Nel segno di Erasmo. Philologia perennis e identità culturale europea, (Napoli, 2014), e nella traduzione di altre due opere del Wilamowitz: il fondamentale Die Kunst der Übersetzung (L’arte della traduzione, Napoli, 2015), e, recentemente, Der Untergang des Altertums (Il tramonto dell’antichità, Napoli 2017).
Nella stagione e nel contesto in cui fu presentata al grande pubblico, la wilamowitziana Griechische Literatur si poneva come sintesi agile, ma profonda e sorprendente, delle conoscenze filologiche coeve, per bocca di uno dei maggiori studiosi del mondo classico di tutti i tempi. Nella sua resa italiana, Simeone è riuscito a restituirne l’agilità espressiva e l’immediatezza, consegnando così, nelle mani del lettore interessato alla conoscenza del mondo antico attraverso la storia (e l’evoluzione) della storia della Scienza dell’antichità, un piccolo autentico gioiello.