I testi e i precetti
#Ippocrate giustiziere di codardi e ciarlatani
di Armando Torno (Il Sole domenica 21/10/18)
Ippocrate, il padre della medicina occidentale, nacque intorno al 460 a. C. nell’isola greca di Kos. Poche sono le testimonianze dei contemporanei su di lui, tuttavia Platone e Aristotele lo ricordano come il più grande tra i medici. La sua immagine fu costruita in un secondo momento dai commentatori, tra i quali si ricorda Galeno, greco del II secolo della nostra era, vissuto anche a Roma. Qui, tra l’altro, curò l’imperatore Marco Aurelio.
Sotto il nome di Ippocrate ci sono pervenuti circa settanta scritti di medicina, non tutti di sua mano. Furono accorpati, con buone probabilità, ad Alessandria, dove fu attiva la più grande biblioteca dell’antichità: nacque in tal modo, per esigenze di catalogo, il cosiddetto Corpus Hippocraticum. In esso è difficile stabilire quali testi siano del medico di Kos e quali della sua cerchia; di certo contengono soluzioni diverse su cure e mali. Si può aggiungere che risalgono in gran parte alla seconda metà del V secolo e alla prima del IV dell’era precristiana: in quel tempo la medicina era una delle technai (tecniche o arti che si desideri tradurre) che suggellarono il passaggio alla scrittura di conoscenze trasmesse oralmente. E la medicina di Ippocrate giunse a essere una techne autonoma dopo polemiche contro le guarigioni magiche, praticate nei templi; o avversando quelle superstiziose, tipiche di qualche ciarlatano. Al medico di Kos, per dirla in breve, dobbiamo l’idea di diagnosi, prognosi e della terapia di tipo dietetico.
Ora, se la scienza medica vive in un’altra dimensione rispetto a quella del suo fondatore (egli non disponeva di farmaci, se non quelli riconducibili a infusi vegetali), il testo del Giuramento che ci è giunto resta attuale. La deontologia odierna del medico ha poche varianti rispetto a quella di Ippocrate. Un passo come questo lo prova: «In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi da ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi». Certo, qualcosa è cambiato – in talune cliniche, dove è possibile porre fine alle proprie sofferenze – laddove si legge: «Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale». E ancora: «Neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto».
Jacques Jouanna, professore alla Sorbona, è il massimo esperto mondiale di Ippocrate. Oltre la monografia sul medico greco e sulla Scuola di Cnido (più di 700 pagine, è apparsa in edizione aggiornata nel 2009 presso Les Belles Lettres), sta attendendo all’edizione critica dei testi del Corpus Hippocraticum nella collezione greca della medesima editrice parigina. Una quindicina i volumi apparsi sino a oggi, il progetto fu cominciato da altri studiosi oltre mezzo secolo fa. Da pochi giorni è disponibile, curato, tradotto e annotato dallo stesso Jouanna, il tomo contenente i testi del Giuramento, dei Giuramenti cristiani in versi e in prosa, de La legge.
Nuova collazione di codici, registrazione delle scoperte papiracee, aggiornamento critico sono le caratteristiche di tale libro che riflette il lavoro di una vita. Nelle quasi 200 pagine d’introduzione al Giuramento, Jouanna esamina tra l’altro anche la tradizione araba, oltre le scoperte recenti di testi, tra cui la prima in greco del 1508, apparsa presso Gilles de Gourmont (si deve a Jean Irigoin). Dettagliatissimo è il lavoro introduttivo e filologico sul breve scritto La legge. Vale la pena rileggerlo, laddove ricorda che l’inesperienza «è nutrice di codardia e d’arroganza». E non soltanto in medicina.
Le serment, Les serments chrétiens, La loi
Hippocrate
Les Belles Lettres, Parigi, pagg. 524, € 65