Est igitur proprium munus magistratus intellegere se gerere personam civitatis debereque eius dignitatern et decus sustinere, servare leges, iura discribere, ea fidei suae commissa meminisse.

Privatum autem oportet aequo et pari cum civibus iure vivere neque summissum et abiectum neque se efferentem, tum in re publica ea velle, quae tranquilla et honesta sint; talem enim solemus et sentire bonum civem et dicere.

Dunque la prerogativa propria del magistrato è capire che lui rappresenta il volto dello stato e deve portare su di sé la dignità e il decoro di esso, mantener salve le leggi , interpretare da cima a fondo il diritto, e ricordarsi che queste son cose affidate alla sua fedeltà.

E’ bene d’altra parte che un privato viva con i concittadini con giusto e pari diritto, senza essere né umiliato e trascurato, né presuntuoso e quindi voglia nella cosa pubblica quelle azioni che siano tranquille e nobili: infatti di solito sentiamo e affermiamo che così è un onesto cittadino

(Cicerone, “I doveri” 1,124, trad. pb)

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