#Eracle con la schiena nuda (cioè: Emma Dante)

Emma Dante presenta la tragedia di Euripide che inaugura il 10 maggio la stagione del teatro antico di #Siracusa «Mi diverte invertire le regole e le mie donne sono vere eroine” di Simona Antonucci (Messaggero 29/4/18)

Eracle torna dal regno dei morti preceduto dalle sue valige («Sta sempre in giro, tra una fatica e un’altra… Avrà bisogno di un cambio!»). Gli eroi che lo circondano sono double face: davanti indossano armature che incutono timore, e dietro… nulla, schiene nude che risvegliano sensualità. Sfiorate da capelli lunghi, sciolti, selvaggi («Hanno sempre tanto da fare, vittime da salvare, destini da capovolgere… che certo non hanno tempo per pensare ai boccoli»). Il coro che accompagna le sue gesta è un po’ malandato, stanco morto, pieno di acciacchi «e di misteri: sotto delle meravigliose gonne lunghe nascondono tutti qualcosa. Ma è una sorpresa. E assolutamente poetica!».

Emma Dante sfida Eracle (ed Euripide) sul palco del teatro Antico di Siracusa. Lo fa interpretare da una donna, senza toglierli la potenza del mito e arricchendolo di mille altre sfaccettature: «Del resto chi l’ha detto che la forza sia soltanto nei muscoli. Esistono sguardi poderosi, andature potenti, sensibilità disarmanti». Con la morbidezza nei fianchi e la durezza negli occhi, con un coro di uomini malconci e una squadra di eroi al femminile, accompagnato da un Anfitrione in carrozzina e da un Teseo irresistibile, l’Eracle nato dall’incontenibile creatività della regista palermitana, richiesta nei teatri italiani ed europei per le sue letture mai prevedibili di un’opera, aprirà la stagione del Festival del Dramma Antico il 10 maggio e darà il benvenuto agli spettatori creando un ponte verso il mondo dello spettacolo contemporaneo. «Siamo nell’ambito della finzione», spiega, durante le prove tra l’arena e la sua sala-scantinato a Palermo, «l’imitazione della realtà l’abbiamo già vista».

Ci presenti le sue eroine.

«La comunità di eroi è tutta femminile, compreso Anfitrione che è la figura chiave. È lui, lei, il vero protagonista: è la voce di Eracle. Anfitrione è un vecchio combattente, sta in carrozzina malato, ma non molla. Il suo attaccamento alla vita è quasi scandaloso. Ed è il punto che mi interessa di più: la non accettazione della morte, della fine. Eracle, dopo quello che combina, gira i tacchi e ricomincia da capo».

Ma Eracle vive con l’angoscia di aver sterminato la sua famiglia: non è pesante quanto scontare una pena?

«Ma di che parliamo! Neanche seppellisce moglie e figli. Lo fa fare a suo padre. Eracle non va incontro alla tragedia come Edipo che si acceca, o Giocasta che si uccide. Lui se ne torna in Grecia e va avanti. È un mito, veramente. Come i nostri politici che sbagliano, ma non si dimettono mai. Euripide racconta i nostri tempi. Infatti più che di una tragedia, parlerei di un dramma della riconciliazione».

Con donne protagoniste: perché?

«È un gioco. Mi diverte invertire le regole. Il mio non è un Eracle al femminile, è una donna, forte, che sa affrontare le fatiche, che sa trasformare la fragilità in ricchezza. Sensuale, un semidio ermafrodito che ha dentro di sé maschio e femmina intimamente uniti».

E gli altri protagonisti?

«I componenti del coro sono uomini, della scuola dell’Inda. La comunità di eroi è femminile perché gli eroi hanno una sensibilità particolare. E quando si parla di sensibilità, mi trovo meglio con le donne».

La prima volta sul palco di Siracusa: come si trova?

«Una sensazione incredibile. Questo teatro gestisce lo spettacolo, se lo prende e lo fa lui. C’è una canzone di Battiato che dice più o meno: l’animale che mi porto dentro si prende tutto, anche il caffé. E qui è uguale: il palco si prende tutto, pure il caffé».

Una platea di seimila posti fa impressione?

«Un po’ di tremore c’è, ma non mi sento sola, c’è Roberto Andò, il direttore artistico, che mi segue. È un grande artista, con il dono dell’ascolto».

Che cosa compare in scena?

«Abbiamo dei grandi blocchi di marmo bianco. In qualche modo rappresentano l’altare di Zeus dove si rifugia la famiglia di Eracle. Ci saranno foto di morti, piccoline. E l’acqua, per lavare tutto».

Dopo l’appello al Comune di Palermo, come procede la ricerca di una nuova sala prove per la sua compagnia?

«Tutto fermo. E mi addolora. Io vivo a Palermo e ci lavoro. Da dieci anni proviamo in uno scantinato che costa circa duemila euro al mese. Ogni tanto ci piove e la palestra accanto fa un gran rumore. Ho chiesto all’assessore di aiutarci a trovare uno spazio diverso, pagando e, magari, rimettendolo anche a posto se serve. Mi aspetto che la mia città, capitale della cultura, mi venga incontro. Io non voglio andare via, ma così è ogni giorno più difficile. Sono sicura che arriverà una risposta».

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