Gentile Lidia, grazie per questo bel post che hai messo all’interno del tuo indefesso sforzo di diffusione di una cultura antica che non rimanga sempre attaccata a un solo ambito e a metodologie ristrette. A proposito dei contenuti, mi permetto di segnalare il mio EDIPO E IL FALLIMENTO DELLA LOGICA, pubblicato nel 2000 da LARES, rivista di antropologia, nella sua versione precedente (poi ci fu un’interruzione, ora la rivista si pubblica di nuovo). Grazie dell’attenzione, paolo
Gentile Licia, ringraziandoti a mia volta per la tua risposta, ora che ho ingrandito e letto con più calma e tempo l’articolo del Corriere da te postato, mi permetto di confessarti un po’ di perplessità: Eva Cantarella nelle ultime righe opera una specie di mix fra Iliade 679, Odissea 270-280, e le idee encomiabili ma del tutto personali di Vernant. Ora, mentre in entrambi i passi (che io ho discusso nel lavoro segnalatoti) è indubbia la mancanza dell’esilio e il fatto che Edipo continui a regnare su Tebe, la mancanza dell’accecamento, che EC dà come sicura, non è assicurata: viene tratta “ex silentio”, il che dall’articolo non si evince con chiarezza. Ma l’importante è un’altra cosa. Ti ricopio qui il secondo passo degli unici due di Omero riguardanti Edipo, cioè Odissea 270 e seguenti (nella traduzione della Calzecchi Onesti): “La madere di Edipo vidi, la bella Epicaste, che gran colpa commise con animo ignaro, sposando il figlio; e lui, ucciso il padre, la sposò: ed ecco noto gli dèi resero il fatto fra gli uomini. Pure Edipo nell’amabile Tebe, per quanto soffrendo, regnò sui Cadmei, pei funesti piani dei numi. Ma lei scese nell’Ade gagliardo dalle porte ben chiuse, al tetto alto un laccio di morte attaccando, vinta dal suo dolore: e a lui lasciò strazii, e molti, quanti le Erinni d’una madre ne danno…”: non ti sembra un po’ troppo parlare di mancanza di incesto per un testo che probabilmente – indipendentemente dal lavoro di Vernant che è sostanzialmente un ammonimento, ovvio, a non vedere Freud come l’interprete più affidabile – è la fondazione dell’antropologia dell’incesto? Non dimentichiamo che è proprio la nekyia dell’Odissea a disegnarci un incontro di Ulisse con la madre estremamente devoto; e non obnubiliamo nemmeno i lavori di M.Bettini su Edipo. Insomma: una cosa è presentare interpretazioni, un’altra è dare per scontato che un’interpretazione sia estremamente recente, giusta e accreditata…, paolo
D’accordo con te, Paolo. Alle tue perplessità devo aggiungere, purtroppo, un errore marchiano apparso nel primo volume della collana, oggi in edicola, dedicato proprio a Edipo.
A p. 166 c’è scritto: “Edipo nacque e passò poi gli anni della maturità a Tebe, nell’attuale Egitto, il cui sito archeologico, situato tra le attuali città di Luxor e Karnak, oggi è un sito dell’Unesco, patrimonio dell’Umanità. E’ possibile collocare il trivio dove, secondo il mito, uccise il padre Laio nella regione della Focide, tra le vallate che circondano il monte Parnaso, la cui città più importante è Delfi”. Non solo discutibili interpretazioni, ma anche fantasiose collocazioni geografiche!
Gentile Lidia, grazie per questo bel post che hai messo all’interno del tuo indefesso sforzo di diffusione di una cultura antica che non rimanga sempre attaccata a un solo ambito e a metodologie ristrette. A proposito dei contenuti, mi permetto di segnalare il mio EDIPO E IL FALLIMENTO DELLA LOGICA, pubblicato nel 2000 da LARES, rivista di antropologia, nella sua versione precedente (poi ci fu un’interruzione, ora la rivista si pubblica di nuovo). Grazie dell’attenzione, paolo
Grazie, Paolo, per le tue parole e per la segnalazione.
Gentile Licia, ringraziandoti a mia volta per la tua risposta, ora che ho ingrandito e letto con più calma e tempo l’articolo del Corriere da te postato, mi permetto di confessarti un po’ di perplessità: Eva Cantarella nelle ultime righe opera una specie di mix fra Iliade 679, Odissea 270-280, e le idee encomiabili ma del tutto personali di Vernant. Ora, mentre in entrambi i passi (che io ho discusso nel lavoro segnalatoti) è indubbia la mancanza dell’esilio e il fatto che Edipo continui a regnare su Tebe, la mancanza dell’accecamento, che EC dà come sicura, non è assicurata: viene tratta “ex silentio”, il che dall’articolo non si evince con chiarezza. Ma l’importante è un’altra cosa. Ti ricopio qui il secondo passo degli unici due di Omero riguardanti Edipo, cioè Odissea 270 e seguenti (nella traduzione della Calzecchi Onesti): “La madere di Edipo vidi, la bella Epicaste, che gran colpa commise con animo ignaro, sposando il figlio; e lui, ucciso il padre, la sposò: ed ecco noto gli dèi resero il fatto fra gli uomini. Pure Edipo nell’amabile Tebe, per quanto soffrendo, regnò sui Cadmei, pei funesti piani dei numi. Ma lei scese nell’Ade gagliardo dalle porte ben chiuse, al tetto alto un laccio di morte attaccando, vinta dal suo dolore: e a lui lasciò strazii, e molti, quanti le Erinni d’una madre ne danno…”: non ti sembra un po’ troppo parlare di mancanza di incesto per un testo che probabilmente – indipendentemente dal lavoro di Vernant che è sostanzialmente un ammonimento, ovvio, a non vedere Freud come l’interprete più affidabile – è la fondazione dell’antropologia dell’incesto? Non dimentichiamo che è proprio la nekyia dell’Odissea a disegnarci un incontro di Ulisse con la madre estremamente devoto; e non obnubiliamo nemmeno i lavori di M.Bettini su Edipo. Insomma: una cosa è presentare interpretazioni, un’altra è dare per scontato che un’interpretazione sia estremamente recente, giusta e accreditata…, paolo
D’accordo con te, Paolo. Alle tue perplessità devo aggiungere, purtroppo, un errore marchiano apparso nel primo volume della collana, oggi in edicola, dedicato proprio a Edipo.
A p. 166 c’è scritto: “Edipo nacque e passò poi gli anni della maturità a Tebe, nell’attuale Egitto, il cui sito archeologico, situato tra le attuali città di Luxor e Karnak, oggi è un sito dell’Unesco, patrimonio dell’Umanità. E’ possibile collocare il trivio dove, secondo il mito, uccise il padre Laio nella regione della Focide, tra le vallate che circondano il monte Parnaso, la cui città più importante è Delfi”. Non solo discutibili interpretazioni, ma anche fantasiose collocazioni geografiche!