Ecco il #sarcofagodiCopenaghen

Cronaca di un antico naufragio

di Stefano Bucci (Corriere 10/12/14)

Sono Naufragi lontani nel tempo, antiche tragedie del mare avvenute lungo le rotte africane intraprese dai siracusani a partire dal terzo secolo dopo Cristo: la mostra in programma dal 29 dicembre al 30 settembre 2015 al Museo archeologico regionale di #Camarina (in località Scoglitti, frazione di Vittoria, Ragusa) non propone però soltanto uno «sguardo» sull’universo di commerci e viaggi che attraversavano il Mediterraneo. Ma, come spiega il direttore del museo Giovanni Distefano, anche «un esempio eccezionale di collaborazione riuscita tra pubblico e privato» (Regione, Provincia, Comune, Soprintendenza con imprenditori soprattutto turistici) che può comunque contare su tre pezzi fenomenali: il sarcofago della Glyptotek di Copenaghen (dalla collezione del magnate della birra Carlsberg, che lo aveva acquistato in Italia nella prima metà dell’Ottocento) e i due relitti di Randello e di Femmina Morta con le loro grandi anfore realizzate in Spagna e in Portogallo, ancora colme di sarde salate, di resti di vino, olio e «garum», una salsa liquida a base di interiora di pesce molto apprezzata dai Romani. 

In occasione dell’esposizione il Cunes (il Coordinamento Comuni Unesco della Sicilia) presieduto da Enzo Bianco ha organizzato poi un convegno internazionale (con tanto di spettacolo teatrale) finanziato dall’Unesco e aperto ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sul tema dei naufragi: «Focalizzandosi in particolare su quelli dei barconi carichi di migranti che oggi avvengono nello stesso tratto di mare», tra Siracusa, Pozzallo, Gela, Porto Empedocle, Pantelleria e la stessa Camarina. 

Il prezioso sarcofago della Glyptotek arriva in Sicilia in virtù di un prestito unico (fa parte dei pezzi considerati «incedibili e intrasportabili») scaturito da quella stessa collaborazione tra Copenaghen e questo piccolo centro del Ragusano che ha già prodotto nel 2013 la mostra che, a sua volta, aveva portato nella capitale danese una parte del tesoro di monete imperiali conservate nel museo di Camarina. Datato III secolo dopo Cristo, l’epoca della tetrarchia voluta da Diocleziano, il sarcofago faceva parte della Collezione Borghese ed è stato realizzato in marmo bianco (le tracce dell’originario colore sono ancora visibili), decorato sui lati corti con scudi, lance, doppie asce e (sul frontale) con un bassorilievo raffigurante tre navi in porto e un personaggio caduto in mare (alle due estremità si scorgono invece un faro e una villa marittima). 

Dunque, il racconto di un naufragio di cui con tutta probabilità era stato protagonista oppure testimone un mercante o un armatore, lo stesso che nel sarcofago sarebbe poi stato inumato. E all’orizzonte un gruppo di imbarcazioni da carico di cui si intravedono la poppa, la prora, il timone, le vele, le cabine e persino una piccola scialuppa. 

A fare da ideale cornice al sarcofago ci sarà il relitto di un’imbarcazione naufragata a Randello che al suo interno trasportava (intorno al 330 dopo Cristo) anfore fabbricate nell’odierno Portogallo (22 litri di capienza) che dovevano essere sistemate nella stiva con il loro carico di pesce salato (sarde). E quello rinvenuto in località Femmina Morta: i resti di un mercantile che agli inizi del IV secolo dopo Cristo trasportava a sua volta un carico di anfore provenienti dal Nord Africa con olio, e «garum» oltre a ceramiche da mensa (scodelle, piatti, vassoi) destinate alla vendita. 

La mostra permetterà di scoprire un piccolo museo regionale creato agli inizi degli anni Sessanta sulle rovine del tempio di Atena dell’antica colonia greca di Kamarina (con la K) «cantata da Pindaro e Virgilio», fondata dai siracusani nel 598 a.C. nelle paludi (poi bonificate) tra i fiumi Ippari e Oanis e il Mediterraneo, più volte distrutta e più volte ricostruita. Il museo, propone pezzi unici come il Relitto dell’Elmo corinzio e quello dell’ Elmo attico-etrusco ; un tesoro ricco di oltre tremila monete coniate tra il 253 e il 273 dopo Cristo da Gallieno, Vittorino, Tetrico I, Tetrico II, Claudio II il Gotico, Quintilio; oltre mille esemplari di anfore; lucerne ancora impilate; ex-voto a forma di dito; vasellame da mensa; un centinaio di statuette dedicate a Persefone; frammenti di colonne in marmo giallo di Numidia (assai simili agli esemplari utilizzati nel Pantheon di Roma); pesi-campione in piombo; vasi porta-profumi decorati a sbalzo con motivi geometrici e floreali; coppe e pendenti in argento; una piccola ara in terracotta decorata con una figura di Gorgone; una cassa ornata con pannelli a motivi vegetali destinata a fare da ghiacciaia o da cassetta per le sostanze medicamentose di bordo. 

E una particolarità: un giardino «di sapore africano» impreziosito da veri e propri relitti vegetali (boschi di quercus calliprinos , juniperos phoenicea , pinus alpensis ). Ancora una volta relitti che non testimoniano però un’altra tragedia del mare, ma la (perduta) vegetazione dell’antica città di #Kamarina.

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