#Donne, le radici millenarie di pregiudizi ancora vivi

di #EvaCantarella (Corriere 27/11/14)

Ci risiamo. Giorni fa il presidente turco Erdogan ha detto la sua sulla differenza tra i generi. Non si dovrebbe, a suo parere, parlare di uguaglianza, ma di equivalenza: donne e uomini non possono ricoprire le stesse posizioni, perché sono diversi per indole e costituzione fisica e ciò sarebbe dunque contro natura. 

Immagino che Erdogan non lo sappia, ma sul punto ha precedenti più che illustri, a partire da Aristotele: un figlio, spiega, nasce dal seme paterno e dal sangue mestruale materno, entrambi prodotti elaborati del cibo che non viene espulso dall’organismo. Ma la donna, essendo più fredda dell’uomo, non riesce a compiere l’ultima trasformazione: perciò il suo sangue non diventa seme. Il figlio nasce quando il gamete maschile «cuoce» il residuo femminile. Il contributo dell’uomo alla procreazione è dunque attivo, quello femminile è passivo: la donna è materia alla quale l’uomo-spirito dà forma. Così si legittimava l’idea di una naturale subalternità sociale della donna. 

I proseliti di quest’idea sono molti. Nella Germania dell’Ottocento, in pieno clima romantico, Josef Görres formula una teoria che attraversa l’universo. La differenza sessuale sulla Terra è il riflesso di quella che percorre il cosmo e che produce delle equazioni: maschile=nature spirituali, luce e libertà; femminile=nature materiali, gravitazione e necessità. Sempre in Germania nell’Ottocento, Jacob, uno dei fratelli Grimm, parla di differenza sessuale in campo linguistico: le vocali, più elementari, sono femminili, le consonanti, più elaborate, maschili; la forma attiva del verbo è maschile, la forma passiva femminile. 

J.J. #Bachofen nel das #Mutterrecht descrive un momento della storia in cui le donne avrebbero dominato imponendo i valori femminili (fratellanza, giustizia, eguaglianza): la donna, identificata con la terra, è madre di figli che sono fratelli. Un’epoca felice, ma inferiore al patriarcato, quando l’uomo-spirito riesce a imporsi sulla materia: e con lui nascono lo Stato e le leggi. Si potrebbe continuare, ma ce n’è già abbastanza. Nel terzo millennio siamo ancora alle solite.

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