Dal #rock una mano al #latino “Salviamo le #versioni ”
Valeria Strambi – (Repubblica, 11 ottobre 2016)
FIRENZE Armati di elmetto corinzio e vocabolario, hanno un’unica missione: salvare la versione di greco e latino. La battaglia per mettere al sicuro la regina delle prove di maturità e difenderla da chi la vorrebbe abolire dall’esame di Stato è nata dall’idea di alcuni professori di Firenze e Torino ed è stata raccolta da un ex liceale fiorentino, il ventunenne Francesco Rainero. Studente di Lettere antiche di giorno e rocker la sera, ha chiamato i suoi ex compagni di scuola e i colleghi dell’università per sostenere la causa.
La “Task force per il classico” – questo il nome che si è dato il gruppo – ha creato un sito e una pagina Facebook, e ha lanciato una petizione online. L’appello, partito a fine giugno, ha raccolto 9 mila firme che sono appena state inviate alla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, alla direttrice degli ordinamenti scolastici del Miur Carmela Palumbo e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il gruppo di classicisti chiede di essere ricevuto dalla ministra e spinge perché sia avviata una riflessione su un indirizzo di studi che sta vivendo un periodo di crisi.
Il timore che la pratica della traduzione sia ridotta o addirittura spazzata via dall’esame di maturità nasce da un convegno sul futuro del liceo classico che si è tenuto in primavera a Milano. «Da parte di alcuni settori del mondo accademico e ministeriale si parla di rivedere la seconda prova – spiega Renata Guerra, professoressa del liceo classico Galileo di Firenze e tra le animatrici del progetto – l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer ha chiaramente detto che va eliminata dall’esame, quando invece rappresenta, a nostro avviso, l’attività più vicina alla ricerca scientifica».
A raccogliere l’appello migliaia di professori: studiosi del mondo antico (da Luciano Canfora a Eva Cantarella a Salvatore Settis), ma anche fisici e matematici (Carlo Rovelli, Guido Tonelli e Lucio Russo) e scrittori (Paola Mastrocola). Molti i professionisti: 300 medici, 180 ingegneri e 180 avvocati, oltre a semplici cittadini come pensionati, casalinghe e persino personal trainer. A sorpresa, la richiesta di far sopravvivere le versioni, arriva anche da più di 1.500 studenti.
«C’è chi pensa che il classico possa rinnovarsi e riprendere attrattività annacquando la pratica della traduzione – spiega Rainero – io sono qui per dimostrare che le versioni, pur se antipatiche, servono eccome».
Francesco passa le giornate a lezione di greco antico a Firenze, ma ha anche un’altra passione. Ama suonare la chitarra, cantare e scrivere canzoni. Il 24 settembre si trovava al Parco di Monza e si è esibito davanti a 80 mila persone. Stava a lui aprire il concerto di Luciano Ligabue: «Ho partecipato al contest per individuare quattro band o solisti che introducessero l’esibizione di Liga e, dopo il voto da casa e un’audizione a Milano, ho vinto». Sul palco ha portato “Questa strada”, pezzo scritto da lui. «È una canzone che parla di quanto il viaggio in sé dia il senso alla meta – spiega – le lingue antiche sono presenti nel mio mondo di cantautore e l’esercizio di traduzione mi ha sempre aiutato ad avere una visione più lucida e critica delle cose».
Francesco vive nella continua ambivalenza tra modernità e passato: «Ne ho fatto un elemento di forza. Penso che lo sguardo all’oggi sia nobilitato ogni volta che cerco di recuperare quel senso di assoluto che proviene dai classici. Ne Le Troiane di Euripide c’è il pacifismo perché la guerra è vista come distruzione e non come gloria».
Ma non basterebbe leggersi un po’ di letteratura già tradotta in italiano? «Assolutamente no, perderemmo tutta la musicalità del testo e il significato ne uscirebbe snaturato. Sarebbe come cantare una canzone di Bob Dylan in italiano: addio fascino e addio a quelle sfumature lessicali che fanno di quelle righe un’opera d’arte».