Corriere 29/3/18
«Paga o metto online le tue foto nudo». Impennata di #reati sui #social #network (Fiorenza Sarzanini)
Minacce, ingiurie, ricatti sessuali, stalking: mentre calano i reati nel mondo reale, c’è un incremento di quelli dell’universo virtuale. Aumentano le denunce e i provvedimenti personali, ma la strada per rendere sicuro l’utilizzo dei social appare tortuosa. E non soltanto per i minorenni. Perché negli ultimi mesi sono cresciute in maniera evidente le violazioni illecite legate all’accesso a quei siti – primi fra tutti Facebook e Twitter – che consentono di essere parte della comunità del web. Delitti legati soprattutto alla possibilità di localizzare e «profilare» gli utenti avendo così la possibilità di usare i dati personali, anche quelli più riservati.
Furti di identità e pedopornografiaLa dimostrazione è nei numeri della Polizia Postale che monitora costantemente la rete e disegna il quadro di una situazione che appare in continua evoluzione. Caso più eclatante è certamente quello dei furti d’identità con 2.076 denunce nel 2017 (erano 2.108 nel 2016) e ben 369 episodi nei primi tre mesi del 2018.
Anche le operazioni contro le organizzazioni specializzate nella pedopornografia online, che utilizzano siti apparentemente innocui, hanno dimostrato come organizzatori e clienti si tengano in contatto attraverso i social, creando gruppi di discussione che in realtà sono finalizzati allo scambio di dati. Tra Rete e social sono 55 le persone arrestate (16 per i social) e 600 quelle denunciate dopo controlli che hanno coinvolto 28.784 siti internet, di cui 2.077 inseriti nella black list.
Ricatti sessuali e stalkingÈ uno dei crimini più odiosi perché approfitta della buona fede di chi cerca amici e si ritrova sotto ricatto, fenomeno noto come sex extortion : 1.048 i casi trattati dagli specialisti della polizia nell’ultimo anno, 201 tra il 1 gennaio scorso e ieri. La tecnica è sin troppo semplice: una bella ragazza chiede amicizia, comincia a chattare, propone sesso virtuale o chiede almeno una foto o un video in cui l’amico si mostra nudo.
Basta una settimana e scatta la trappola. «O paghi o le immagini finiranno su Youtube», la minaccia più frequente. «Capita spesso che la vittima sia convinta a dare il proprio numero di cellulare – sottolinea il direttore della Postale Nunzia Ciardi – e la conversazione si sposti su whatsapp. A quel punto il gioco è fatto. Anche perché molti creano fotomontaggi, costruiscono filmati o immagini con minori. Ci sono professionisti ritratti con bambini che hanno ceduto al ricatto, altri che si sono suicidati per la paura di essere rovinati».
Pochi giorni fa una ragazza ha denunciato di essere vittima di atti persecutori, molestie e minacce: un suo ex fidanzato aveva registrato suoi falsi profili, contenenti immagini anche intime, sottratte all’insaputa della parte offesa e la perseguitava perché lo aveva lasciato.
L’uomo è stato arrestato grazie alla collaborazione di Facebook che ha concesso i dati ritenendo che ci fosse un pericolo reale. Ma la cooperazione non è affatto scontata, soprattutto per quanto riguarda i reati di diffamazione e ingiurie, visto che la legislazione statunitense ha particolari tutele per i reati di opinione.
La localizzazione e la rubrica Allarma la frequenza dei furti d’identità, ma preoccupano soprattutto le modalità utilizzate per tenere sotto controllo gli utenti. Le organizzazioni criminali – spesso strutturate in diversi Stati europei – sono concentrate sulle frodi informatiche e il cosiddetto phishing che consente di «utilizzare le identità delle vittime per il trasferimento del denaro e la successiva apertura di conti correnti e attivazione di carte di credito sui quali vengono poi accreditate le somme illecitamente acquisite». Ma non deve essere sottovalutata l’attività di chi riesce a carpire i dati sensibili attraverso operazioni innocue e perfettamente legali.
Ciardi lo spiega analizzando ogni passaggio: «Ci sono comportamenti che non hanno conseguenze penali ma possono avere conseguenze gravissime. Pensiamo all’uso delle applicazioni che dopo l’apertura richiedono l’accesso alla rubrica, alla telecamera e al microfono del proprio cellulare. Ognuno può decidere che cosa vuole fare, ma deve avere ben chiare le conseguenze. Valutare che cosa può accadere anche quando si decide di scaricare i giochi e di sfidare altri utenti online. Spesso per cercare un negozio si apre la schermata e si seguono le indicazioni stradali per raggiungerlo. È una comodità, ma si deve essere consapevoli che in quel momento si fornisce la localizzazione ad un’impresa commerciale. C’è chi usa questi dati in maniera corretta e trasparente. Altri «profilano» l’identikit e nessuno può prevedere che cosa accade dopo».
I dati politici e il proselitismoIl condizionamento delle personalità degli utenti è certamente uno degli aspetti più delicati per quanto riguarda la prevenzione delle attività illecite su web e social. L’ultimo rapporto della Postale evidenzia «la strategia mediatica messa in campo dalle organizzazioni terroristiche di matrice religiosa islamista» proprio per fare proselitismo riconoscendo però che «gran parte dei contenuti illeciti pubblicati su internet vengono rimossi direttamente dai gestori, garantendo un’azione più incisiva per ridurre la proiezione esterna e virtuale del Califfato». Attività di prevenzione che non sempre viene effettuata dai gestori quando si trattano ed eventualmente si cedono i dati senza sapere il fine. Il caso che coinvolge Cambridge Analytica, la società accusata di aver acquistato da Facebook milioni di dati personali di utenti ha dimostrato la capacità di «condizionare» la volontà degli elettori con informazioni mirate proprio grazie all’acquisizione di informazioni riservate. Su questo indaga adesso la magistratura romana per scoprire se anche in Italia qualcuno sia riuscito a sfruttare notizie privilegiate.