Un commento su “#Classico #Classici #Formazione”

  • …finalmente un libro sul classico e la cultura classica che coglie il concreto; e un articolo (quello della Drago) scritto bene: conciso e chiaro nelle sue parti. Il problema è che lavorare sulla funzione “aggiornata” del classico (“cogliere l’imprevedibile”) è sempre di più un problema. Con tutto il rispetto e senza lanciare accuse a buon mercato, per fare solo UN esempio: ci sono libri che introducono il greco parlando degli “indoeuropei” come popolo reale che “migrò da…nel…”; colleghi che lo ripetono come cosa scontata;

    e gli studi dei francesi nel 2001 pubblicati “free” in Treccani? E le provocazioni, per quanto opinabili, di Semerano? E il convegno degli “eredi” di Mazzarino nel 1991?

    C’è spesso scarso collegamento tra pubblicazioni e interventi in libri o video fortemente legati al mondo antico (spostamenti di popolazioni; viaggi personali collegati a opere; analisi storica e al tempo stesso sincronica della “vittoria” del cristianesimo; indispensabilità della filologia e della antropologia del mondo antico per capire e spesso pensare ipotesi di gestione di tali fenomeni e di molti altri, etc…) e l’attività di insegnamento e aggiornamento. …già! l’aggiornamento! nove direttive su dieci sono su metodologie, strumenti, gestione, strutture ministeriali; nei collegi dei docenti non si parla d’altro; è difficile inserirsi con CONTENUTI DECISAMENTE NUOVI (che ci sono, eccome: gratis su siti fidati in internet, nei vari “Festival”, in libri piacevoli, in associazioni culturali, su radio nazionali meritevoli, etc….). Insomma si ha l’impressione di due mondi che vadano contraddittoriamente in senso contrario. E, direi, masochisticamente: chi sceglie la cultura e i contenuti è guardato come un disturbatore. E questo confermerebbe la parte “politica” in senso stretto dell’analisi di Napolitano…

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