Ci si straccia le vesti su un recente strafalcione grammaticale pronunciato dal Ministro della Pubblica Istruzione mentre presentava attività e “risultati” della scuola italiana, riportato dalla stampa e, in un caso, immortalato in video sul web (“più migliore”)…

Io penso (senza ironia) che l’episodio, conscio o inconscio, ottenga l’effetto di mettere in ombra ben altri “strafalcioni” non tanto del singolo rappresentante del dicastero, quanto della scuola italiana degli ultimi 30 anni in genere: il contesto infatti era un discorso di lode della cosiddetta Alternanza Scuola Lavoro, e soprattutto dei proff. che hanno partecipato alla novità in veste di tutor: seppur non in modo esplicito, le parole del ministro rivelano l’ennesimo dare per scontato un cambiamento strisciante e intenzionale: la riconversione degli insegnanti dell’ultimo anno delle superiori: da insegnanti, appunto, che dovrebbero leggere, discutere, inserire in contesti, mettere a frutto insieme ai ragazzi poesie, libri, romanzi, saggi, giornali, idee critiche, in “longae manus” per le iniziative degli esperti ministeriali (dettate, a onor del vero, da decisioni politiche regolarmente votate e rese legge). L’alternanza – che comporta quasi inevitabilmente impedire a colleghi l’insegnamento, accollare ad altri chili e quintali di documentazione tecnica, il tutto senza consultare ragazzi e famiglie che avevano iscritto i figli a scuola pensando a ben altro – l’alternanza, dicevamo, è solo l’ultima puntata di un film che dura da tempo: si iniziò col colloquio delle “medie”, teoricamente finalizzato a impostare l’inizio esame su gusti e competenze più consone al singolo candidato, e finito quasi subito con la recita pedissequa di un lavoretto preparato da amici e/o parenti adulti; si è proseguito con i “percorsi” dell’esame di stato conclusivo, non a caso denominati nella vulgata scolastica “tesine”, in teoria ricerche meticolose e consapevoli, autonome, del ragazzo ormai maggiorenne su un centro di interesse culturale pluridisciplinare, e finite con improbabili funambolismi collegati risibilmente, spesso riciclati da colleghi già maturati, quando non da saccenti quanto impreparati siti internet, con la benedizione dei propri proff in riunioni di “preriscaldamento” praticamente gratuite; si è proceduto con la trasformazione di ottimi insegnanti delle medie – capaci di capire il livello dei singoli e guidarli a impossessarsi dei fondamentali come si può, così come un buon medico di base fa con i suoi svariati e diversissimi pazienti – in ripetitori automatici delle crocette INVALSI, tanto utili in matematica quanto dannosi e manchevoli (il riassunto? la Gestalt? la vera comprensione orale?) in italiano e cultura generale. La cosa assomiglia al recente ma non troppo fenomeno della Sindrome di Svuotamento degli Alveari, per la quale gli studiosi sanno che un pesticida può provocare un danno infinitesimale su milioni di casi, ma pochi pesticidi in compresenza interagiscono (non si sa bene come) moltiplicando esponenzialmente il loro effetto, spaventando e uccidendo gli insetti più affascinanti e indispensabili di una storia di 40 000 000 di anni.

Non è raro assistere a colleghi solerti che partecipano a festival di rilancio della lettura preparando (lavorando notte e giorno) performances su tre o quattro libri insieme a 20-40 ragazzi… i quali non leggono e non leggeranno in seguito un libro al mese né due o tre all’anno e spesso neppure uno all’anno…

Non sarebbe l’ora di una riflessione autocritica su questi fenomeni da parte di OGNI componente della scuola: dal Ministro e politici, ai tecnici di viale Trastevere, ai proff., agli studenti, ai sindacati, alle famiglie, al Consiglio della Pubblica Istruzione?

2 commenti su “Ci si straccia le vesti su un recente strafalcione grammaticale pronunciato dal Ministro della Pubblica Istruzione…”

  • Non condivido del tutto la tua analisi. Un ministro della Pubblica Istruzione è il volto della Scuola di un paese e riflette le idee e la levatura di chi lo elegge. Ebbene, spiace ricordarlo, ma gli elettori sono anche gli insegnanti che hanno accettato le politiche miopi dei vari governi semplicemente in nome di una fedeltà al partito che sembra essere l’unico depositario della cultura e che ha fatto del pensiero unico, benchè cangiante ad ogni spirar di flauto, la sua bandiera. Inoltre tanti prima di noi hanno accettato che nello stesso contratto ci fossero insegnanti e collaboratori scolastici, in pratica ammettendo di fatto che fossero categorie professionalmene equiparabili. Magari ora si scandalizzano dell’alternanza scuola-lavoro e della massa di burocrazia fine a se stessa che ci è piombata addosso. Adesso arriva la difesa del ministro che sarebbe il male minore rispetto a tutti i fenomeni che hai dottamente descritto. Ebbene no. Questo ministro, come l’ex presidente del consiglio che ci insegnava alla lavagna cosa fosse la ‘cultura umanista’ (!) sono indifendibili, perché, nonostante tutto c’è chi lotta quotidianamente e strenuamente, pur sapendo di essere in minoranza, per diffondere la cultura ed i valori che esistono – con buona pace degli ideologi radicalchic, indipendentemente dal colore della bandiera o della casacca, e che sanno che senza una buona semina non vi sarà mai un buon raccolto.

  • Carla Vetere Barbaro Rispetto il suo pensiero in toto. Ovviamente ne condivido solo una piccola parte. Non mi pare di aver parlato di difesa, né di “male minore”. Credo però che il buttare tutto in politica sia sbagliato: i tavoli tecnici indistruttibili, in quanto gestiti da autoreferenziali e astuti lavoratori “esperti” assunti profumatamente, fanno il bello e il cattivo tempo molto, molto di più che il potere che Lei attribuisce a ministri di qualsiasi dicastero, tipo, colore (di cui rimane la gravissima colpa di averli assunti e dotati di potere)… Tutti sanno che il “capo” deve per prima cosa fare i conti con essi, e ciò sì che mette fortemente in pericolo la democrazia! Sono convinto che i clamori gornalistici su uno strafalcione o le analisi esclusivamente politiche in senso stretto mettano in ombra (mi ripeto) un cambiamento strisciante della scuola perpetrato da una didattica teorica magari motivata – per certi aspetti (a parer mio pochissimi) anche utile- ma che è lungi dall’ essere l’unica e da essere dimostrata come positiva. Questo non lo dico io: le cito pochi testi fra decine che sono fortemente critici su chi determina un lavoro che la Costituzione e la tradizione vogliono autonomo, mentre lo sono solo parzialmente e meno sul potere politico (si chiami esso Gelmini o Renzi) in senso stretto: Giulio Ferroni:”La scuola impossibile”; Adolfo Scotto di Luzio: “Senza educazione”; italiani che a loro volta citano in nota stranieri da tempo guardinghi sui fenomeni da me criticati. Ha presente la lettera dei seicento universitari sugli errori di ortografia e italiano dei 20-23enni? Se Lei fa i conti, questi giovani erano a metà delle elementari quando nacque l’INVALSI , “Ente autonomo” prepotente, mentre noi non siamo autonomi da esso.

    Ma soprattutto vorrei ringraziarLa per l’attenzione prestata a ciò che ho scritto: in questo Le do ragione completa: quando dico certe cose a colleghi e presidi, il silenzio latitante è il successo maggiore. Certo noi siamo tenuti a seminare bene, ma quando a un seminatore si IMPONGONO sementi, sacco, trattore che lui ritiene inadatti e dannosi, è difficile…

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