#Bollinorosso sui #classici

#SerenaDanna (Corriere 23/5/15)

Il dibattito alla #ColumbiaUniversity e l’ipotesi di segnalare i «rischi» della lettura di testi #greco-romani

La lettura delle Metamorfosi di Ovidio può arrecare gravi disturbi alla psiche dei laureandi. Suona più o meno così l’avvertimento con cui — secondo alcuni studenti della Columbia University — andrebbe introdotta nelle aule universitarie la lettura dei miti greco-romani. A chiederlo, con un editoriale sul Columbia Daily Spectator , è il comitato che si occupa di vigilare sul multiculturalismo dell’università, che ha definito l’opera del poeta latino «un testo che, al pari di molti libri del “canone” occidentale, contiene materiale offensivo e violento che marginalizza le identità degli studenti nella classe».

La denuncia è arrivata dopo la settimana di studio dedicata alle Metamorfosi , in cui gli studenti del corso di letteratura classica hanno affrontato diversi miti — tra cui quello di Persefone, Dafne e Filomela — contenenti immagini di stupro e atrocità. Una studentessa vittima di violenza sessuale ha lamentato l’atteggiamento del professore che, nel narrare quelle gesta, si è «focalizzato sulla bellezza dello stile e sullo splendore del linguaggio figurato». Una scelta che ha costretto la giovane donna a chiudersi in se stessa. «Non si è sentita tranquilla — ha accusato il comitato preposto «ad assicurare che il campus della Columbia sia sicuro e ospitale per tutti gli studenti».

Dopo il Grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald e Il crollo di Chinua Achebe, anche la mitologia greco-romana diventa obiettivo del cosidetto «trigger warning». Il termine, nato per descrivere le immagini in grado di far riemergere i traumi dei veterani del Vietnam, è diventato popolare nei forum femministi degli anni Novanta per indicare la presenza di contenuti che potessero offendere o turbare vittime di violenze sessuali.

È stato però l’incontro con il mondo accademico e liberal americano a dare una terza vita al «bollino»: negli ultimi anni «materiale potenzialmente offensivo» è stato riscontrato in decine di opere letterarie, responsabili di raccontare — senza alcun filtro protettivo nei confronti dell’uditorio — l’orrore del passato: colonialismo, tortura, pedofilia, schiavitù.

Diversi atenei americani, tra cui l’università di Santa Barbara e l’Oberlin College in Ohio, hanno dato il via a un sistema di segnalazioni dei testi che possono rievocare traumi negli studenti.

Sembra un paradosso che la pratica — considerata da molti una nuova pericolosa frontiera del politicamente corretto — arrivi adesso nel campus che omaggia i principali filosofi del mondo classico nella facciata della sua biblioteca. Se le istanze degli studenti verranno accolte, la Columbia dovrà filtrare tutto il materiale utilizzato per le lezioni, segnalando i casi di «triggers», e formare i professori per affrontare le lezioni in maniera più critica e «rispettosa delle varie identità». Non si tratta di «censurare» i libri, come erroneamente riporta la stampa conservatrice, ma — ci tengono a precisare gli studenti — di accrescere la discussione intorno a essi, contestualizzandola alla luce di esperienze personali e storiche.

L’attacco a Ovidio ha scatenato le reazioni anche di coloro che ritengono il «trigger warning» il risultato di una cultura iperprotettiva nei confronti dei figli: « È tempo per i nostri studenti — ha scritto T he New Republic — di imparare che la vita è offensiva. Una volta che lasceranno il college, saranno costantemente esposti a immagini ed episodi che li offenderanno e aggrediranno». Difficilmente però ci saranno etichette o comitati pronti ad avvisarli.

Un commento su “#Bollinorosso sui #classici”

  • La cultura ritorna nei secoli bui

    di Pierluigi Battista (Corriere 25/5/15)

    Stiamo entrando spensieratamente in un’èra di oscurantismo culturale al cui confronto gli anni più bui del Medioevo sembrano un’oasi di libertà. Se, come ha scritto Serena Danna sul Corriere di sabato, alla Columbia University di New York (di New York, non di Teheran) vogliono avvisare con un «bollino rosso» i pericoli delle Metamorfosi di Ovidio, perché la lettura di Ovidio e delle sue Persefone e Dafne possono veicolare un messaggio «offensivo e violento» che «marginalizza le identità degli studenti nella classe», vuol dire che siamo ben oltre gli eufemismi grotteschi del politicamente corretto. Vuol dire che in un angolino sempre più ingombrante della cultura in Occidente si annidano i germi dello stesso fanatismo che anima i vandali di Palmira, di Ninive, di Mosul. L’idea che la cultura sia un pericolo, che i libri non conformi vadano distrutti, che tutto ciò che non è dogma sia peccaminoso, sulfureo, da indicare con il «bollino rosso».

    Solo che il dogma dei fanatici fondamentalisti è un assoluto religioso. Il nostro oscurantismo è invece dettato dalla paura della realtà. Temiamo che la realtà stessa sia offensiva e violenta, e dobbiamo censurarla, addomesticarla, anestetizzarla. Dovremmo castrare simbolicamente Machiavelli, perché si è permesso di dire che la politica non è la ricerca del Bene, e dunque ci offende e ci violenta: bollino rosso. Censurare Copernico perché deprime gli esseri umani, levandoli senza garbo dal centro dell’universo: bollino rosso. Al bando Dostoevskij perché offende le persone anziane, diffamate come usuraie da abbattere: bollino rossissimo. Hanno già depurato Mark Twain perché i suoi libri conterrebbero elementi offensivi a sfondo razziale. Il sorpasso di Dino Risi istiga a guidare senza la cintura di sicurezza: bollino rosso. Cappuccetto Rosso mette un marchio infamante sui lupi e sugli animali con maltrattamenti morali di ispirazione specista: bollino di pericolo. E i Grimm dovrebbero essere arrestati per istigazione al femminicidio. Siamo così immersi nell’oscurantismo culturale che ci opprime, da non accorgerci dello scempio che stiamo facendo della nostra tradizione culturale, così simile all’iconoclastia dei fanatici. Cambiare le parole di un classico è oscurantismo, cambiare le parole di un inno è oscurantismo. Il nuovo oscurantismo è dominato dalla paura: paura della realtà soprattutto, così intrisa di sentimenti e passioni poco buone, poco istruttive. La realtà infastidisce? Bolliniamola.

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