Ancora sul #liceo #classico
Giorgio Ieranò, Serve ancora il liceo classico?
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Ancora sul #liceo #classico
Giorgio Ieranò, Serve ancora il liceo classico?
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Anche se l’articolo della STAMPA si rivela più vivace, interessante e equilibrato di altri comparsi recente sul medesimo tema, mi pare che per l’ennesima volta non ci siamo…
Per vedere se il Classico in genere (e il liceo “Classico” in particolare) sia ancora valido – o meglio: particolarmente valido – bisognerebbe prima accordarci su ciò di cui ciascuno sta parlando.
Il Classico guardiano dell’Europa e della cultura umanistica quando non addirittura umana?
Facciamo alcuni esempi: il manuale storico di cultura romana su cui studiai io al liceo – in uso anche fra gli universitari per preparare gli esami – era stato creato da tre studiosi giustamente famosi. Ebbene: fino all’età cesariana annoverava circa 70 pagine. Fino all’età cristiana 380. Dall’età cristiana fino alla caduta dell’impero circa 100. Ecco cosa gli autori scrivevano all’interno dei riassuntini delle trame di Plauto (un poeta senza il quale probabilmente avremo un latino diverso, uno Shakespeare diverso, un Ariosto diverso):
MILES GLORIOSUS: è forse la più celebre delle commedie di Plauto: la storia delle vicende amorose del tronfio, vanitoso, fanfarone Pirgopolinice, che finisce schernito e bastonato.
Tre righe in tutto, di cui la metà per dire che è una commedia famosa e per moltiplicare aggettivi banali ed esornativi. Nulla delle Allegre Comari di Windsor né del Falstaff, né dell’intreccio…
Oggi, grazie a un Cesare Questa e ai suoi collaboratori, e a un Maurizio Bettini, anche nei manuali scolastici le cose vanno meglio. Molto meglio. Eppure tutti sarebbero pronti a giurare che conoscevano meglio il latino e la sua cultura gli studenti “dei miei tempi” che quelli attuali (“topos” giustamente smascherato dall’articolo della Stampa).
Proseguiamo: quanti insegnanti credono ancora nella versione classica dell'”Indoeuropeo”? Quanti manuali di Greco per il ginnasio (scusate, lo chiamo ancora così…) scrivono : un tempo si parlava un’UNICA LINGUA MADRE ? Quanti insegnanti sono interessati a questi problemi? a come si sviluppò la cultura umana fra 10000 e 3000 a.C., e poi fra 3000 e era cristiana?
E’ bene prima ripassare che cosa sono stati gli studi classici dal 1700 in poi, e forse da Dante Alighieri (si pensi a Boccaccio che commentava Dante in Santa Croce e aveva “iniziato a studiare il greco”…) in poi: sono stati la appassionata e speranzosa lotta perché le persone “normali” si impossessassero del binario culturale e degli strumenti dialogici più all’avanguardia nel mondo; su su fino a don Milani con la sua opposizione alla diminuzione dell’obbligatorietà del latino, che secondo lui doveva essere, naturalmente, equilibrata da uno sforzo per insegnarne un po’ DAVVERO a tutti. E questo era giusto: perché il latino e greco sono stati l’inglese speak-up del mondo tutto prima, e del mondo culturale poi, fino a pochi decenni fa. Nel dopo guerra, e soprattutto dopo il “68, i tempi erano maturi per un confronto rinnovato tra quelle pietre miliari della lingua umana e la nuova cultura europea e americana, l’avanzare della tecnologia, il variare della comunicazione e delle telecomunicazioni. Se ben usati, entrambi i poli non avrebbero potuto che produrre la migliore consapevolezza di cosa si stava facendo e soprattutto di cosa si voleva fare.
Ma non è andata così: qualcosa si è rotto. Probabilmente non si è trattato solo di inconsapevole ignoranza, ma di pigrizia e consapevole disonestà.
Non saranno operazioni di maquillage a rilanciare positivamente la questione (più righe/ meno righe da tradurre? Riassunti di brani classici in italiano? domande/versione “secca-secca”? Fino a eleganti ragazze dotate di una sensibilità e preparazione culturale stupende ma meno aggiornate linguisticamente in senso stretto). I ragazzi, che io da 32 anni conosco bene (e che sono tanto onesti e sinceri potenzialmente quanto pronti a “mangiare la foglia” e a approfittare di chi non lo è)hanno già capito tutto.
E allora: ci vuole dell’altro. Qualcosa che metta davvero a confronto l’uomo di tutti i tempi con l’uomo di tutti i tempi.
Che cosa, io qui non lo scrivo: sarebbe presunzione e, visto il non-ascolto che queste posizioni sortiscono, anche , scusate, c……..ìa.
La nuova iniziativa “aula” web-liceo in rete per il liceo classico inaugurata da poco nella sala “Aldo Moro” (quanto c’è, in quella vicenda reale più che mai, della tragedia greca? e della politica euroasiatica fra 600 a.C. e impero romano?) si intitola “fra natura, cultura e tecnologia”: vorrei sperare che non fosse una denominazione casuale…