E-mail to:

[ Home ]  

 

 

“NEL MEZZO DEL CAMMIN… DEL “PROGRAMMA DI SVILUPPO DELLE TECNOLOGIE DIDATTICHE”: CONSIDERAZIONI, PROPOSTE ED ESEMPI PRATICI SULL’UTILIZZO DI INTERNET NELLA SCUOLA SUPERIORE ITALIANA”*

  di Licia Landi (docente del Liceo Classico “Scipione Maffei” di Verona)
licialandi@tin.it

 
*Relazione tenuta al NIR-IT’99 "Internet: il media del 2000" (Milano, 29/3/99) pubblicata nel numero di settembre 1999 della rivista Quipo Web e nel  CD-Rom n. 23/24 allegato alla rivista PC Interactive - Mondadori (luglio/agosto ‘99)

 
A due anni e mezzo dal “lancio” del “Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche”, quale bilancio è possibile trarre? La domanda si pone con matura tempestività, dal momento che le fonti ufficiali, fino ad oggi, si sono affannate a produrre solo statistiche1, sulla base di “censimenti” condotti da diverse agenzie, ma non hanno proposto ancora alcuna vera analisi delle situazioni esistenti nelle varie scuole italiane interessate ai progetti 1A e 1B.

Basta solo spostare l’osservazione dalle algide cifre delle statistiche alla realtà circostante, per rilevare, senza eccessiva fatica, che la diffusione delle nuove tecnologie didattiche procede molto più a rilento di quanto non si evinca dalle percentuali presentate.

Le ragioni di questo ritardo sono molteplici, alcune delle quali sottese allo stesso Piano di Sviluppo, che, se, da un lato, ha avuto il merito di avere affrontato concretamente il problema della dotazione alle scuole di strumenti adeguati ai nuovi standards tecnologici (le macchine, però, sono soggette ad una rapida obsolescenza e il non utilizzarle è un imperdonabile spreco), dall’altro, non ha saputo offrire chiare indicazioni sulla delicata questione della formazione dei docenti, privilegiando l'aspetto strettamente tecnico. In altre parole, ancora una volta, si è caduti nell’errore di pensare che basti attivare un processo (nel nostro caso, la fornitura degli strumenti), perché si attui l’innovazione (cioè, il rinnovamento della didattica).

Inoltre, dispiace sottolinearlo, troppo spesso sia agli ispettori ministeriali, sia ai dirigenti scolastici manca una vera cultura tecnologica, ragion per cui, negli istituti, vengono avviate attività d’aggiornamento dei docenti non adeguate, affidate magari a persone e a ditte esterne al mondo della scuola, o, tutt’al più, viene incoraggiata una semplice alfabetizzazione informatica, ma non viene realizzato un programma di formazione permanente, attento alla didattica e con momenti di riflessione sugli atteggiamenti relativi alla programmazione e ai paradigmi educativi.

Prova di questa non felice percezione delle potenzialità degli strumenti informatici nella didattica sono lo scarso numero di scuole collegate in Rete e, soprattutto, la larga maggioranza dei siti dei vari istituti scolastici italiani presenti sul WWW. Si tratta, purtroppo, di pagine con contenuti autoreferenziali e “autocelebrativi”, con l’elenco delle varie sperimentazioni, una vetrina nella quale fanno bella (?) mostra di sé il PEI, il POF, la Carta dei Servizi, la descrizione delle attrezzature disponibili, ma di produzioni didattiche, di ipertesti elaborati dalle classi …nemmeno l’ombra!!

Per non parlare, poi, della rara consultazione delle risorse Internet nella didattica quotidiana, del limitato utilizzo della posta elettronica per entrare in contatto con altre scuole o per partecipare alle liste di discussione, del sottovalutato lavoro cooperativo e, persino, dei laboratori “sacrari”, la cui inviolabilità è garantita da zelanti “ministri” dei presidi (leggi, responsabili d’aula), che regolano e controllano (o, per meglio dire, ostacolano) l’accesso delle classi, contribuendo a diffondere il pregiudizio che le attività nell’aula multimediale rappresentino un’anomalia rispetto alla consueta attività didattica.

La lista potrebbe allungarsi di molto, ma, per ovvie ragioni di tempo, preferisco chiudere le cahier de doleance e presentare alcune proposte riguardanti non tanto gli aspetti tecnico-organizzativi (per i quali già molti hanno fatto sentire le loro voci), quanto quelli didattici, di mia più stretta competenza.

Gli strumenti informatici troveranno un ruolo adeguato nella scuola solo se, nella formazione dei docenti, si curerà di diffondere la percezione della loro valenza didattica e se cambieranno i modelli educativi e pedagogici2 di riferimento.

Le nuove tecnologie nella scuola possono apportare un contributo puramente strumentale all'attività didattica, che non incide sulla qualità culturale dell'insegnamento e dell'apprendimento, "oppure esse possono essere viste come ambienti di formazione dell'esperienza e della conoscenza ... (e) il ruolo che svolgeranno tenderà ad essere ben più impegnativo, anche e soprattutto sul piano epistemologico" (1,7)3. Se la scuola italiana non vuole limitare il proprio cambiamento solo alle parole del pomposo slogan che campeggia sulla homepage del sito del Ministero della Pubblica Istruzione, è necessario che il curricolo sia integrato dai nuovi saperi4, che l’aspetto tecnico si armonizzi con le infrastrutture metodologiche (ovvero ci sia una riconsiderazione generale delle strategie d’insegnamento e d’apprendimento), che il modello didattico sia riorganizzato e che venga valorizzata la dimensione metacognitiva, perché l'ingresso delle nuove tecnologie non può essere scisso da una didattica significativa e progettuale e l’ambiente educativo e formativo deve essere pluridimensionale e pluriprospettico.

Alla preparazione dello studente del XXI sec. dovranno concorrere in uguale misura la lezione in classe, la consultazione dei libri di testo, l’uso degli strumenti informatici, la “didattica stile laboratorio” e la consultazione delle risorse Internet, proprio perché nella scuola si dovranno creare le condizioni che predisporranno i giovani ad un apprendimento continuo (long life learning) e alla flessibilità.

Queste problematiche sono di mio spiccato interesse, non solo perché docente liceale, ma anche perché membro del Comitato di consulenza del Provveditore di Verona per il Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche e docente in diversi corsi di formazione per insegnanti e per formatori.

Ripercorrendo brevemente il mio iter personale, mi sono spontaneamente avvicinata all’uso degli strumenti informatici nella didattica delle mie materie da oltre dieci anni e, stimolata da questo interesse, ho progressivamente aggiornato, nel mio insegnamento, sia le strategie, sia i metodi, sia le attività, dando sempre più spazio al lavoro collaborativo degli alunni.

A questo proposito presenterò alcuni lavori progettati e realizzati insieme alle mie classi e visitabili in Rete5, proprio perché i miei allievi ed io crediamo fermamente che Internet aiuti le scuole ad uscire dal loro proverbiale isolamento e che sia importante attuare forme di collaborazione fra scuole, fra classi, fra docenti e abituare gli studenti a condividere le risorse.

 
 


Questi progetti riguardano l’area culturale umanistica: il primo è “Il saggio e il tempo”, uno studio sul “De brevitate vitae” di Seneca, una delle opere latine presentate dalla mia classe III Liceo Classico all’Esame di maturità ‘97-’98.

  I giovani amano molto Seneca, ma spesso incontrano delle difficoltà a confrontarsi col suo pensiero, perché la prosa delle sue opere è “irrelata”6, con tanti centri, e la connessione concettuale va ricercata su base associativa.

Dopo aver letto l’opera in latino e averla tradotta, gli alunni hanno riconosciuto dei nuclei concettuali fondamentali, in base ai quali hanno schedato i testi, componendo delle sintesi critiche collegate mediante i links, secondo i legami messi in evidenza nella mappa concettuale precedentemente preparata. L’elaborazione ipertestuale ha aiutato i ragazzi a riflettere piacevolmente sulla filosofia di Seneca e ha reso perspicua la peculiarità del suo stile epigrammatico che conferisce contemporaneamente ad una parola diverse valenze (p.es. filosofica, retorica, linguistica etc.).

  L’ipertesto "L’idealizzazione del personaggio nella letteratura e nell'arte umanistico-rinascimentale: il caso di Federico da Montefeltro" rispecchia la spontanea curiosità della mia classe7 durante la lettura dei capitoli iniziali del “Cortegiano” di Castiglione.

 
 


 

  L’interrogativo sulla reale consistenza delle virtù attribuite a Federico da Montefeltro ha stimolato un percorso di ricerca che si è articolato in diversi campi: letteratura italiana (lettura di testi coevi reperiti nella Biblioteca Civica di Verona), storia dell’arte (analisi di quadri di Piero della Francesca e di Pedro Berruguete; studio degli ambienti fatti costruire dal Duca) e filosofia (indagine sui testi filosofici per una più chiara comprensione del modello di formazione umanistica dell’uomo integrale). La realizzazione ipermediale ha consentito uno sviluppo più ampio del progetto rispetto al curriculum tradizionale ed è stata, per gli studenti, una preziosa occasione di collaborazione reciproca.

L’ultimo ipermedia, sia in ordine di presentazione, sia in ordine di realizzazione, è “Infusi letterari8”, un progetto su “La Mandragola” di Machiavelli della mia attuale classe II, costituito da tre “laboratori” (la didattica, come dicevo prima, è diventata un vero e proprio laboratorio): letterario (studio semiologico del testo), culturale (ricerca di testi latini e greci che riguardano la mandragora e il tema del “farmakon”) e teatrale (studio dei codici della comunicazione teatrale).

 
 


Quest’esperienza, ancor più delle altre precedentemente presentate, ha favorito la creatività dei ragazzi, che hanno eseguito le musiche, disegnato costumi e scenografie, scritto le didascalie e realizzato le riprese d’alcune parti recitate.

  Concludo il mio intervento, lasciando il giudizio su queste proposte didattiche ai miei alunni, che così hanno scritto nella presentazione anteposta al lavoro: “Il progetto non solo ci ha permesso di esercitare e consolidare competenze propriamente disciplinari, ma ha messo alla prova e valorizzato la personale autonomia operativa e, insieme, la capacità di collaborazione e interazione; inoltre ha messo in luce predisposizioni e attitudini, ha potenziato le nostre capacità orientative e il nostro senso critico9”.

1 Per es.: i dati riportati sul sito di “Educazione e Scuola”: http://www.edscuola.com/archivio/0399.html o i “Rapporti sui monitoraggi” condotti dal M.P.I.: http://www.istruzione.it/monitoraggio1.htm

  2 Landi L.(1998) La scuola senza pareti. Come cambia la didattica nell’era telematica in Atti del Convegno NIR-IT ’98 "Didattica, Societa', Cultura, Mercato: le nuove frontiere di Internet" (Milano 13-14-15 Gennaio 1998), pubblicato nel CD-Rom n. 10 di PC Interactive - Mondadori (Giugno 1998) e nel numero di Marzo '98 della rivista "QUIPO WEB" .

  3 Sintesi dei lavori della Commissione tecnico-scientifica incaricata dal Ministero della Pubblica Istruzione di individuare le conoscenze fondamentali su cui si baserà l'apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni", a cura di Roberto Maragliano (13/05/97).

  4 Quali, soprattutto, il sapere utilizzare in modo consapevole gli strumenti informatici e le reti telematiche e il conoscere i relativi modelli di comunicazione e d’informazione

  5 Nelle mie pagine personali: https://www.licialandi.com  

  6 Traina A. (1978), Lo stile "drammatico" del filosofo Seneca, p.26

  7 II D (A.S. ‘97-’98)

  8 Alla realizzazione del progetto hanno collaborato la prof. Velia Gristina e il regista-attore Roberto Puliero

  9 Presentazione a cura di Angela Bonalumi e di Marianna Negrini (II D ‘98-’99)